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‘Drone Papers’ e la verità sulla guerra con i droni di Obama

Un nuovo Snowden ha fatto luce sui numerosi omicidi effettuati con l’impiego dei droni da parte dell’amministrazione di Obama. Una cache di documenti, forniti da una fonte anonima all’interno della comunità dell’intelligence, pubblicati giovedì dal sito The Intercept e chiamati “Drone Papers”, descrivono il programma americano di omicidi mirati mediante l’utilizzo di droni in Afghanistan, Somalia, Yemen tra il 2011 e il 2013.

Come riporta Jeremy Scahill, co-fondatore del sito, la fonte ha “deciso di voler fornire questi documenti a The Intercept perché crede che il pubblico abbia il diritto di comprendere il processo attraverso il quale i civili sono inseriti tra gli elenchi delle persone da uccidere, assegnando loro delle condanne a morte senza preavviso, e assassinate su ordine delle più alte sfere del governo degli Stati Uniti”.

Alcuni documenti mostrano come l’amministrazione Obama abbia mascherato la verità sui civili uccisi in Afghanistan durante gli attacchi con i droni. Civili innocenti classificati come combattenti e nemici per giustificarne gli omicidi. Nove persone su dieci uccise durante gli attacchi non erano gli obiettivi previsti. Dunque il 90% degli attacchi. Questo restante 10% di successi rappresenta la rivelazione più scandalosa di questi documenti.

Emerge quindi che la cattura dei terroristi è un evento raro. Una contraddizione rispetto alla descrizione pubblica dell’amministrazione di Obama di una campagna diretta a colpire i terroristi di alto livello che costituiscono una minaccia imminente per gli Stati Uniti.

Secondo le linee guida rilasciate dalla Casa Bianca nel 2013, la decisione di colpire un obiettivo con un drone è basata sulla sorveglianza accurata e dovrebbe avvenire solo in assenza di civili. Con la certezza di colpire il terrorista e che i non combattenti non saranno né feriti né tanto meno uccisi. I Drone Papers mostrano invece un numero incalcolabile di civili innocenti uccisi, spesso bambini, e l’incapacità di estrarre dai terroristi sospetti, informazioni potenzialmente preziose, proprio la preferenza ad uccidere piuttosto che catturare.

Nella scorsa primavera, la Casa Bianca aveva ammesso che due ostaggi in mano ad Qaeda – un americano e un italiano – erano stati uccisi in un attacco drone della Cia in Pakistan nel mese di gennaio. Si erano giustificati affermando che gli ostaggi erano morti nonostante la quasi certezza che non erano presenti sul luogo dopo una lunga sorveglianza.

Altre slide, fanno parte di uno studio effettuato nel 2013 da un ente del Pentagono l’Intelligence, Surveillance, and Reconnaissance Task Force (Isr) contenente i dettagli su come sono state condotte le operazioni in Yemen e Somalia dalla Joint Special Operations Command. Lo studio Isr lamentava i limiti del programma dei droni, chiedendo droni più avanzati, altri aerei di sorveglianza, e l’uso esteso di navi da guerra per estendere la portata delle operazioni di sorveglianza. Sia la Cia che il Jsoc hanno condotto gli attacchi con i droni in Yemen, ma poco è stato fin ora ufficialmente rivelato sulle operazioni da parte di entrambi.

Nel documento chiamato A visual glossary si descrive il funzionamento di questi droni, anche chiamati “birds”, e come avvengono gli attacchi, chi li autorizza, e perché. Risulta che gli obiettivi vengono  intercettati tramite le sim card dei cellulari e che i droni decollino spesso dall’Africa. Nello specifico a partire dal 2012, il Joint Special Operations Command (Jsoc) aveva basi a Gibuti, in Kenya ed Etiopia.

I documenti offrono materiale top secret per comprendere meglio anche le guerre in corso. Particolarmente rilevanti oggi che l’esercito americano intensifica i suoi attacchi con i droni e le azioni segrete contro l’Isis in Iraq e in Siria. Quando Obama ha parlato pubblicamente della sua guerra con i droni, ha sempre garantito che tali operazioni sarebbero state una valida alternativa agli uomini sui campi di battaglia. Autorizzati ad eliminare il bersaglio o il nemico soltanto di fronte ad una reale minaccia. Ma evidentemente non è così. Glenn Greenwald di Intercept ha twittato ieri che “questi documenti illustrano che tipo di videogioco, svuotato di tutta l’umanità, questi omicidi con i droni siano diventati”.

Amnesty International, a seguito della pubblicazione di questi documenti, ha chiesto che venga avviata immediatamente un’inchiesta sull’utilizzo dei droni da parte dell’amministrazione di Obama, sollevando seri dubbi sul fatto che gli Stati Uniti abbiano sistematicamente violato il diritto internazionale.