Scuola

Università e ricerca: un gruzzoletto per fare cosa?   

Il Sole24Ore, con la solita acritica solerzia che non è mai cambiata dai tempi del governo Berlusconi ad oggi, almeno per i temi connessi alla università e alla ricerca, ci informa che

“La misura più attesa è probabilmente il concorso internazionale per 500 professori universitari – associati e ordinari – che vale uno stanziamento da 50 milioni. A causa soprattutto dell’effetto annuncio che si è creato dopo le parole del premier Matteo Renzi a “Che tempo che fa” di domenica scorsa. Fino a ieri sera la norma non aveva assunto ancora un contorno preciso. Dovrebbe trattarsi di una chiamata diretta (aperta anche a prof stranieri) per l’attribuzione di incarichi di ordinario o associato su tutto il territorio nazionale: insomma professori a tutti gli effetti.”

Renzi ha, infatti, detto che nella legge di stabilità, per ridurre gli effetti della “fuga dei cervelli”, è prevista l’assunzione per chiamata diretta di 500 professori, intrappolati in Italia o operanti all’estero, ai quali verrà anche assegnato un “gruzzoletto” per le loro ricerche. La propaganda del “gruzzoletto” dato a 500 professori a fronte di un saldo di -10.569 unità dal 2009 al 2015 è piuttosto irritante, pari solo alla sempre presente campagna mediatica che addossa ai baroni la decadenza dell’università e la fuga dei cervelli. Il “gruzzoletto” non potrà salvare la dismissione di interi campi del sapere: come abbiamo commentato qualche tempo fa con le tendenze attuali nel 2018 l’organico nazionale dei fisici sarà diminuito del 40% !

Insomma a quanto pare 500 ricercatori dovrebbero arrivare dall’estero per avere dei contratti a tempo determinato (non si è parlato di assunzioni), quando magari nei loro paesi di provenienza hanno dei contratti a tempo indeterminato che li rende in pratica, a parte casi eccezionali, illicenziabili e con stipendi ben più alti dei salari italiani che sono bloccati da ben sei anni. La strada della “chiamata diretta” mostra il disprezzo per il sistema in cui i cervelli, secondo una visione caricaturale, sarebbero “intrappolati”. Il “gruzzoletto” è la nuova trovata emergenziale di un governo  che, come quelli precedenti, ha eliminato ogni fonte di finanziamento ai progetti di ricerca ormai da quattro anni. Dopo una serie tristemente lunga d’iniziative simili, dal programma del ritorno dei cervelli, alle borse Montalcini, ai progetti SIR, che sono naufragate anche il più illuso ricercatore dovrebbe sapere con chi ha a che fare, visto che la dirigenza delle politiche dell’università è rimasta la stessa dalla Gelmini alla Giannini. Qualsiasi scienziato che fa ricerca sul serio, e che ha bisogno di laboratori, macchinari e collaboratori ha bisogno di un paese che assicuri un finanziamento strutturale e non misure estemporanee.

Se poi si volesse andare oltre la superficiale retorica delle eccellenze e dei baroni, si può fare riferimento a un articolo che spiega in dettaglio (anche) il problema della fuga dei cervelli dall’Italia e dagli altri paesi mediterranei. E’ sufficiente la figura qui sopra per spiegare il problema. L’interpretazione è semplice: la Germania è stato l’unico paese ad aumentare la spesa anche al tempo della crisi del 2008 e negli anni successivi e ora spende tre volte (rispetto al PIL) quanto spende l’Italia  in ricerca e sviluppo. Grazie a questa politica la Germania (come altri paesi dell’Europa settentrionale) sta attraendo giovani con istruzione avanzata dai paesi del sud Europa. L’origine della fuga dei cervelli è questa, il resto (baroni, eccellenze, merito, ecc.) è solo rumore.

Ha ragione chi sostiene “Niente valutazione senza valorizzazione“: non se ne può più di essere presi in giro.