Cervelli in fuga

“Londra è piena di adrenalina, ma non è una città per adulti. A Milano ho fatto il salto di qualità con la mia scuola”

Alessia Berti, milanese classe 1978, ha trascorso quattro anni nella capitale inglese, dove lavorava in un'azienda di moda. "Mi hanno fatto crescere, era stimolante. Ma ero stanca di dipendere da qualcun altro, volevo costruire qualcosa di mio". Così è tornata in Italia e col fidanzato ha aperto una scuola dove si insegnano lingue e musica. "Ora mi sento a casa"


Londra è una washing machine, la gente viene e va in un battito di ciglia. In quel periodo dovevo ripartire da capo. E ho deciso di farlo in Italia”. Alessia Berti, milanese classe 1978, dopo quattro anni nella capitale inglese ha capito che quello non era il posto in cui mettere radici: “Non è una città adatta alla vita adulta”, racconta a ilfattoquotidiano.it. Eppure a Londra Alessia aveva trovato la tanto agognata stabilità lavorativa: “Dopo una laurea in Storia dell’arte e un master in risorse umane, in Italia continuavano a propormi solo stage o lavoretti sottopagati”, ricorda. Così, spinta da un’amica che già viveva lì, nel 2008 ha deciso di fare il grande salto: “Avevo già fatto l’Erasmus e per un periodo avevo vissuto a Washington – spiega -, ricominciare da zero non mi spaventava”.

Una volta arrivata a Londra, Alessia ha iniziato a mandare curriculum: “Dopo dieci giorni avevo già trovato lavoro in un’azienda di moda come personal assistant del capo, sembrava che stessero aspettando solo me”, racconta. Il lavoro è faticoso, ma molto stimolante: “Sono cresciuta insieme all’azienda e alla fine sono riuscita a ricoprire il ruolo di manager delle risorse umane”, spiega. Alessia era riuscita a realizzare il sogno di trovare un lavoro nel settore in cui si era specializzata, eppure qualcosa le mancava: “Dopo quattro anni ero stanca di dipendere da qualcun altro, volevo costruire qualcosa di mio”, ammette.

“Sono cresciuta insieme all’azienda e alla fine sono riuscita a ricoprire il ruolo di manager delle risorse umane”

Spinta dal fidanzato rimasto in Italia e da un sogno condiviso, decide di tornare a casa: “In quel periodo il Comune di Milano offriva fondi per avviare un’attività a tutti i giovani che avevano maturato un’esperienza all’estero”, spiega. Così nel 2013 nasce Yellow Sound, una scuola multidisciplinare per adulti e bambini: “Io e il mio compagno abbiamo messo insieme le nostre passioni – racconta -, la mia per l’insegnamento dell’inglese e la sua per la musica”. In questo ambiente internazionale tutti possono cimentarsi nell’apprendimento della lingua o di uno strumento, o fare entrambe le cose nello stesso momento: “Ci circondiamo di persone che vengono da fuori o che hanno fatto esperienze all’estero – spiega -, così i nostri iscritti possono imparare a suonare la chitarra parlando portoghese o studiare il violino con una docente madrelingua inglese”.

Nonostante l’ottima intuizione, gli inizi non sono stati facili: “È stata dura ottenere l’affitto dei locali e il mutuo – ricorda -, quando si tratta di iniziative culturali tutti storcono il naso”. Eppure Alessia e il suo compagno non hanno mollato la presa: “Avevamo un entusiasmo incredibile – ammette -, così ci siamo dati da fare per diffondere la nostra iniziativa”. La vera spinta è arrivata dall’insegnamento della lingua inglese: “C’è una richiesta altissima in Italia – spiega –, il nostro punto di forza sono stati i corsi per bambini”.

“In Italia c’è una richiesta altissima di insegnamento della lingua inglese. Il nostro punto di forza sono stati i corsi per bambini”

A tre anni dal rientro Alessia non ha rimpianti: “Londra è piena di adrenalina e opportunità, io però mi sento a casa solo a Milano”, spiega. Ma tra sacrifici e orari impossibili, le responsabilità non mancano: “Ora sono io a gestire un’attività e questo spesso annulla il confine tra vita privata e lavorativa – ammette -, e poi non posso più dire: domani cambio vita e mi trasferisco da un’altra parte”.

Grazie alla sua scuola, però, riesce a portare qualche angolo di mondo anche a Milano: “Lavoro con entusiasmo e questo stimola la creatività, fa venire sempre idee nuove”, racconta. Ai giovani che vogliono tentare la fortuna all’estero fa solo una raccomandazione: “Cercate di imparare la lingua prima di arrivare – sottolinea –, solo così potrete vendere bene le vostre competenze”. Dopo un periodo fuori, però, si può sempre decidere di tornare: “E’ importante che qualcuno riporti in Italia le proprie esperienze e le contaminazioni – conclude – solo così possiamo aiutare il nostro paese a fare il salto di qualità”.