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Beni culturali, Franceschini apre la gestione di musei e monumenti al non profit. In attesa di quadruplicare i ricavi

Il ministro ha firmato un decreto che prevede l'affidamento a privati senza fini di lucro di musei e monumenti chiusi per mancanza di risorse o personale o "non adeguatamente valorizzati". Per il Forum del terzo settore però la partita non può essere gestita con "una procedura interna al Mibact" senza confronto con le associazioni

Per il non profit italiano si apre un mercato che potenzialmente vale fino a 2 miliardi di euro. E’ quello dei musei e beni culturali, che il ministro Dario Franceschini, con un decreto firmato mercoledì scorso, ha stabilito possano essere affidati in gestione a privati senza fini di lucro se sono chiusi per mancanza di risorse o personale o “non adeguatamente valorizzati“. Entro sessanta giorni saranno scelti i primi dieci siti e sarà messa a bando una concessione di durata compresa tra 6 e 10 anni. La portata della novità, dunque, è più circoscritta rispetto al perimetro dei 430 siti e monumenti di proprietà dello Stato. E restano esclusi i musei dei Comuni e degli altri enti territoriali, che registrano ricavi per circa 200 milioni contro i 170 milioni (tra biglietti e servizi aggiuntivi) del sistema museale statale. Cifre che il ministero punta a quadruplicare gestendo in modo più efficiente i bandi attraverso una collaborazione avviata a febbraio con la Consip, la società del Tesoro che supporta le amministrazioni pubbliche nell’acquisto di beni e servizi.
Il Forum nazionale del terzo settore considera comunque il provvedimento una svolta, perché “chiamando in causa attivamente quella numerosa fascia di terzo settore che si occupa, per statuto e finalità, della tutela e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, ne legittima le potenzialità”. Il portavoce del Forum, Pietro Barbieri, ha però subito chiesto un confronto con il ministero sottolineando che “un’apertura così importante verso la società civile e l’impegno civico dei cittadini attivi nella gestione di beni comuni non può essere concepita esclusivamente con una procedura interna al Mibact. Esperienze – anche molto lodate dal ministro – come quella della Fondazione con il Sud rappresentano un insegnamento da imitare. Speriamo che non si tratti di un’occasione persa“, ha concluso.
Nel testo del decreto è specificato che possono essere affidati in concessione d’uso “i beni culturali immobili del demanio culturale dello Stato per l’utilizzo dei quali attualmente non è corrisposto alcun canone e che richiedono interventi di restauro“. Il canone fissato come base d’asta sarà deciso dal ministero con l’Agenzia del Demanio e dalla cifra saranno detratte le spese sostenute per i lavori. Per ottenere l’affidamento, le associazioni non profit dovranno avere “una significativa esperienza nel settore, ossia la gestione nell’ultimo quinquennio di almeno un immobile culturale pubblico o privato, con attestazione della sovrintendenza competente”. Sarà poi richiesta la presentazione di un progetto di restauro accompagnato dal programma di apertura al pubblico. A valutare le proposte sarà una commissione composta dal segretario generale del Mibact e dai direttori generali delle direzioni Musei, Belle arti e paesaggio e Arte e architettura contemporanee.