Cronaca

“Accogliamo gli alieni. O facciamoci rapire”. Parlano i raeliani, tra scienza e amore libero

Nel 1973, all’età di 27 anni, il giornalista sportivo Claude Vorilhon viene avvicinato da un disco volante. Un alieno gli consegna il messaggio che farà di lui Rael, fondatore e guida suprema del movimento raeliano. Da allora la comunità attende il ritorno degli extraterrestri che 25mila anni fa ci avrebbero creato a loro immagine e somiglianza. Abbiamo incontrato alcuni raeliani a Segrate (Milano) dove si sono dati appuntamento per celebrare i quarant’anni dal secondo incontro di Rael con gli alieni. “Sappiamo che ci considerano matti da legare, ma siamo contenti così”, confida Marco Franceschini, guida raeliana in Italia. Impopolari come le teorie in cui credono, i raeliani non si danno per vinti, e confidano di costruire preso l’ambasciata dove accogliere gli extraterrestri. “Una reception, una sala conferenze per intervistarli”, spiegano. C’è pure il ristorante, come gli stessi alieni hanno ordinato a Rael. Contestati per la libertà sessuale che predicano e per i soldi che il leader raccoglierebbe grazie ai seguaci (“l’eredità va al movimento, casa di famiglia a parte”), si dichiarano atei e fiduciosi che il mondo possa un giorno trovare la pace e l’armonia. Come? “Facciamo un minuto di meditazione per la pace ogni volta che ne abbiamo l’occasione”. Parola di Rael  di Baraggino e Murgese