Politica

Alessandra Moretti a Otto e mezzo: uno spot anti quote rosa

Vicenza, Renzi con la candidata alla presidenza della regione Veneto

Ci sono alcuni abbinamenti che sono l’incarnazione del sadismo: un esempio efferato in tal senso è Alessandra Moretti chiamata a parlare di sessismo. Partendo dall’assunto che il sessismo sta alla politica – ahinoi – come la zanzara sta alle notti d’estate, per dare una bella spruzzata di Autan ai retrivi modi nostrani, di tutto c’è bisogno fuorché delle candide esternazioni della Moretti.

La strada televisivo-politica dell’ex candidata alla presidenza del Veneto è lastricata di gaffe: la rivendicazione dal sapore profondamente politico delle sue tappe settimanali dall’estetista “Il nostro stile di fare politica è ‘Ladylike‘, uno stile che deve piacere” ha permesso all’opinione pubblica di trovarsi compatta nel mostrare quanto, contro le previsioni della bella Alessandra, il suddetto stile non piaccia affatto.  Così gli sfottò hanno accompagnato la ribatezzata Ladylike durante tutta la campagna elettorale, fino all’inevitabile sconfitta.

Dopo un breve periodo di silenzio, giacché l’estetista le ha tolto i peli ma non il vizio, la Moretti è tornata sul luogo del delitto con un’altra esternazione kamikaze: “Mi hanno fatta vestire da ferrotramviere e mi hanno impedito di andare in tv”, attribuendo a questo buona parte della sua sconfitta elettorale. L’attuale capogruppo del Pd in Veneto sembra votata all’autosabotaggio: torna in mente la scena del film “Il Cigno Nero” in cui il feroce coreografo interpretato da Vincent Cassel dice alla protagonista Natalie Portman, incapace di abbandonarsi all’emozione mentre danza: “L’unico vero ostacolo al tuo successo sei tu. Liberati da te stessa”.

A quanto pare la Moretti a liberarsi dalla Moretti non ci riesce proprio; anzi, ieri sera, indomita, è ricomparsa nello studio della Gruber, dopo quattro mesi di digiuno televisivo, rivendicando l’intenzione di rimanere se stessa e di non lasciarsi più snaturare in alcun modo. Contenta lei. Probabilmente anche Alessandra, come Pippo, non lo sa che quando passa ride tutta la città; ma questo è affar suo e non sta a noi sindacare che uso si scelga di fare della propria dignità.

Quello che invece scoccia alquanto è che personaggi come la Moretti diventino le testimonial della battaglia al sessismo, non facendo altro che portare acqua al mulino del becerume maschilista: ogni uscita pubblica di Ladylike è uno spot anti quote rosa. L’assoluta assenza di sostanza dei discorsi dell’ex europarlamentare dagli occhi blu non fa che alimentare l’idea che alle donne venga dato uno spazio politico solo in quanto specie protetta: panda umani da far arrampicare sugli scranni della riserva parlamentare per evitare che s’estinguano. La parità di genere che le donne vogliono non è la beneficenza del politically correct: è la possibilità di dimostrare le proprie qualità senza essere penalizzate da vetusti retaggi culturali.

In quest’ottica ogni intervento della Moretti sul tema finisce per essere un’apologia del fallocentrismo: ecco l’idea che Ladylike debba essere presa ad esempio della lotta al sessismo e diventare portatrice delle nostre istanze quello invece scoccia parecchio.