Eco mobilità

“Volkswagen punta dell’iceberg”, per tutti i marchi consumi reali 38% più alti

Transport & Enviroment punta il dito contro tutti i costruttori. In più, in 13 anni la discrepanza tra reale e dichiarato è aumentata del 30%; un controsenso che stride con le normative sempre più stringenti

“Lo scandalo dei diesel Volkswagen è solo la punta dell’iceberg di un sistema in cui mentire è la regola”. Parole pesanti come macigni, firmate da Transport & Enviroment, un ente indipendente con sede a Bruxelles, uno di quei posti dove si fa il pelo e il contropelo a qualsiasi questione riguardi l’ambiente e i motori, come all’International Council of Clean Transportation, cioè l’ente che ha scoperto il software truccato di Wolfsburg, ma non solo. L’ICCT ha anche raccolto moltissimi dati negli ultimi anni, tra cui quelli dei consumi reali di circa 600.000 automobilisti che li pubblicano sul forum tedesco Spritmonitor.de, scoprendo che la differenza tra consumi (e quindi emissioni) reali e quelli dichiarati (e quindi omologati) è in media del 38%, con punte che superano il 50%.

Ma non finisce qui, perché questa discrepanza era mediamente dell’8% nel 2001, un dato tutto sommato accettabile. Il fatto, poi, che sia salita di pari passo con l’inasprirsi delle norme antinquinamento – le varie Euro 3, Euro 4 ed Euro 5 – è ancora più grave, perché significa che le auto sono più rispettose dell’ambiente solo in teoria, ma non in pratica. Quindi, secondo i calcoli della ICCT, i 35,5 g/km che le Case automobilistiche avrebbero ottenuto come riduzione media delle emissioni di CO2 negli ultimi 13 anni sono assolutamente nominali: solo 13,3 g/km sarebbero reali, mentre gli altri finti. Inoltre, negli ultimi tre anni non ci sarebbero stati progressi reali. La ICCT ha anche individuato le auto più “bugiarde”, tra cui spiccano le Mercedes Classe E, A e C, seguite dalla Peugeot 308, dalla BMW Serie 5 e dalla Renault Mégane.

Secondo T&E, questa discrepanza crescerà inesorabilmente ben oltre il 50%, se non verranno presi dei provvedimenti e comunque già ora il gap costa a un automobilista europeo 450 euro (in media) in più ogni anno rispetto a ciò che poteva attendersi dai dati dichiarati. Senza contare tutta la CO2 in più emessa rispetto a quanto previsto. Infine c’è ancora un altro problema, perché una differenza media del 40% tra il consumo reale e il dichiarato non può spiegarsi solamente con l’inadeguatezza del test di omologazione e con tutti gli escamotage che sono consentiti alle Case automobilistiche. Ovviamente T&E dichiara di non avere prove dell’esistenza di altre centraline “truccate”, ma fa saltare comunque una bella pulce nell’orecchio. Ad ogni modo, alla luce di quello che sta accadendo in questi giorni, viene da chiedersi come sarà possibile raggiungere, entro il 2021, l’obiettivo dei 95 g/km emessi in media da tutte le auto di ogni costruttore, se già per arrivare ai 130 g/km tutti stanno barando.