Motori 2.0

Volkswagen, quando la casa automobilistica stava attenta all’ambiente

I riflettori sono tutti puntati su Volkswagen. Dopo lo scandalo sulle emissioni, la casa automobilistica di Wolfsburg è entrata nell’occhio del ciclone.
Crollo in borsa a parte, sul web infuriano polemiche e ironie sull’azienda tedesca. E allora noi che ci occupiamo di auto d’epoca, non entriamo nel merito e affrontiamo la questione a modo nostro. E come? Portando un paio di esempi che riemergono dal passato.

Ad esempio, proprio Volkswagen nel 1976 ha lanciato una Golf ibrida, che ha fatto da apripista per una possibile svolta green. Poi nel 1989 è partita la produzione del modello di serie, con la Mk2. Un parco auto limitato, che ha raggiunto le 120 unità.

E altrettante ne sono state prodotte negli anni ’90, ma della terza serie e con un’innovazione che si vede oggi nelle auto ibride. Queste Golf, infatti, montavano dispositivi di ricarica veloce e potevano ricaricare le batterie all’80% in un’ora e mezza.

Ancora prima, un mezzo innovativo è stato il Dkw Schnellaster. Presentato nel 1955, questo furgone era completamente elettrico, con una potenza di 6,5 cavalli.

Raggiungeva una velocità massima di circa 35-40 km/h, ma era molto innovativo, considerando che stiamo parlando di 60 anni fa. I meno esperti si chiederanno, ma cosa c’entra Dkw? Questo acronimo era il marchio della casa automobilistica che insieme ad Audi faceva parte di Auto Union, che nel 1964 è stata acquisita da Volkswagen. Che oggi, controlla anche Skoda, Seat, Lamborghini, Bentley, Ducati, Porsche e Bugatti.