Cronaca

Marcia degli scalzi, al Lido di Venezia il corteo guidato da Andrea Segre, Staino e Ottavia Piccolo

In migliaia hanno aderito all'appello di artisti e intellettuali per marciare senza scarpe in solidarietà dei migranti. "E' arrivato il momento di decidere da che parte stare", recitava il manifesto dell'iniziativa. A sfilare anche il deputato Stefano Fassina, l'europarlamentare Elly Schlein, il leader di Sel Nichi Vendola e la segretaria Cgil Susanna Camusso

Quattromila piedi scalzi lungo le strade del Lido di Venezia, qualcuno dipinto di colore per lasciare il segno, qualcuno rovinato dalla fatica del viaggio per arrivare in Italia. Erano più di duemila persone alla marcia «delle donne e degli uomini scalzi», che ha attraversato la 72esima Mostra del cinema di Venezia. Volevano raccontare un viaggio, farsi portavoce di una storia. Quella di chi lascia casa e famiglia e parte sperando in un futuro possibile. «E’ arrivato il momento di decidere da che parte stare – dice il testo dell’appello che hanno diffuso nelle scorse settimane- è vero che non ci sono soluzioni semplici ma per affrontare i cambiamenti della storia è necessario avere una posizione, sapere quali sono le priorità per prendere delle scelte. Noi stiamo dalla parte degli uomini scalzi, di chi ha bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere. E’ difficile da capire se non l’hai vissuto ma la migrazione assoluta richiede questo: abbandonare tutto, mettere il tuo corpo e quello dei tuoi figli dentro ad una barca, ad un tir, ad un tunnel e sperare che arrivi integro di là. Le loro ragioni possono essere coperte da decine di infamie, paure e minacce ma è incivile e disumano non ascoltarle».

Video di David Marceddu

E nei giorni scorsi a firmare erano stati in molti. Da Lucia Annunziata, a Marco Bellocchio, da Elio Germano, a Valerio Mastrandrea passando per Roberto Saviano e Toni Servillo. Non si è visto quasi nessuno. C’erano il regista Andrea Segre, Sergio Staino vignettista del Manifesto e l’attrice Ottavia Piccolo. Ma non erano soli. Erano più di duemila, al Lido, tra operatori cittadini del mondo dell’accoglienza e politici. Hanno camminato scalzi per tre chilometri e poi, con i piedi anneriti dall’asfalto, hanno percorso il red carpet poco prima che i fan di Vasco Rossi entrassero in visibilio per il suo completo nero luccicante e la sua bombetta.

Diversi rappresentanti anche del mondo della politica e dei sindacati, da Susanna Camusso, segretario generale della Cgil a Stefano Fassina, deputato passando per l’onorevole Livia Turco, Silvia Conte presidente commissione cultura parlamento europeo ed Elly Schlein europarlamentare ma anche Michele Mognato, deputato del PD, Mara Rumiz ex assessore della giunta Cacciari, Luana Zanella portavoce nazionale dei Verdi e Camilla Seibezzi, ex delegata del Comune di Venezia del sindaco Giorgio Orsoni per i diritti civili. «Marce così diventano necessarie quando viviamo periodi in cui saper rispondere alle richieste di accoglienza è necessario – dice Susanna Camusso – il tema va affrontato eccome. La differenza tra migranti economici e persone in fuga? Certo che c’è. L’asilo politico è una cosa ben specifica. I flussi migratori vanno governati senza far ricadere su chi fugge dalla guerra il peso dell’operazione».

«Sono venuto apposta – dice Fassina – quello dei migranti è un problema drammatico che ricade su tutti noi e che deve partire dal valore della persona per essere risolto. Qualsiasi progetto politico non può non tener conto di questo». «Non potevo mancare – dice Silvia Costa commissione cultura ed educazione del Parlamento europeo – sono qui perché credo che sia nostro dovere come cittadini oltre che come parlamentari». «Sono qui perché oggi è in atto uno scontro tra civiltà e barbarie – dice Nichi Vendola – la barbarie non è solo quello che ha volto del califfo e bandiere nere dei terroristi. La barbarie è anche quella di chi di fronte al dolore drammatico dei popoli in fuga dalla guerra teorizza di sbattere loro la porta in faccia. Oggi siamo ad un punto che viene prima della politica, a salvare il sentimento dell’umanità».