Norman Ohler è l'autore del libro "Drogen im Dritten Reich", che indaga sull'utilizzo di sostanze stupefacenti da parte della Wermacht. Decisiva la consultazione degli interrogatori del medico personale del Fuhrer, conservati alla Cia
L’esercito della Germania di Hitler avrebbe fatto uso di stimolanti chimici in modo sistematico. In particolare di Pervitin, una metanfetamina che nel XX secolo era diffusa nelle zone rurali degli Stati Uniti, soprattutto sulla costa ovest. Gli effetti? Può far stare svegli e attivi fino a 22 ore consecutive.
A sostenerlo è lo scrittore tedesco Norman Ohler nel suo ultimo libro “Der totale Rausch. Drogen im Dritten Reich” (ovvero “La totale euforia. Droghe nel Terzo Reich“, edito in Germania da Kiepenheuer & Witsch). A 70 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale si sfaterebbe così il mito del Terzo Reich, guidato dal doping e non solo dall’ideologia, dalla disciplina e dalla potenza militare.
L’idea iniziale dell’autore, però, non era di scrivere un saggio storico, ma un romanzo. Poi, durante la preparazione del libro, le ricerche negli archivi tedeschi di Friburgo e Coblenza ma anche negli Stati Uniti, hanno cambiato il corso del libro. Ed è stata decisiva la consultazione degli interrogatori del medico personale di Hitler, Theodor Morell, tutti conservati alla Cia.
E così il libro nella sua stesura finale si è allontanato sempre di più dalla finzione e si è avvicinato alla storiografia. La storia del nazionalsocialismo dev’essere quindi riscritta? No, ha spiegato Hans Mommsen, uno dei più autorevoli storici tedeschi specializzato sul Terzo Raich. “Ma questo libro – ha aggiunto – cambia il quadro generale”.