Eco mobilità

Car2go, ecco quanto conviene il car sharing ai Comuni italiani

Centinaia di euro l'anno per ognuna delle "auto condivise": è quanto chiedono i Comuni alle società di car sharing. I vantaggi per le amministrazioni, dice l'amministratore delegato di Car2go Italia, sono molti, ma alcune città, come Genova e Bologna, non riescono a vincere le resistenze interne

Il Comune di Milano incassa 1.100 euro l’anno per ogni auto in car sharing, il Comune di Roma 1.200, quello di Firenze 600 e quello di Torino 700. Solo da Car2go, insomma, la giunta Milanese riceve 770.000 euro “puliti”, perché esenti da Iva. Sono queste le tariffe che le amministrazioni chiedono per il libero utilizzo delle strisce blu e l’accesso alle Ztl. “Ai Comuni il car sharing conviene per tanti motivi: perché incassano denaro; per il fatto che finalmente hanno un servizio funzionale in cui non devono investire né appianare buchi, come storicamente accade con i servizi di car sharing comunali; perché toglie macchine dalla strada e le sostituisce con poche auto poco inquinanti”, dice a Ilfattoquotidiano.it Gianni Martino (nella foto), amministratore delegato di Car2go Italia, filiale della società di Daimler attiva in Europa, Stati Uniti e presto Cina. Secondo le stime dell’azienda, ogni auto di Car2go ha tolto dalle strade fra le 12 e le 15 auto di proprietà, perché molti cittadini hanno scelto di rinunciare alla seconda macchina.

Ma se fare spazio alle auto condivise è così conveniente, perché non succede che tutte le grandi città d’Italia scrivano un bando per convincere le società, prime fra tutte Car2go e Enjoy, a investire sul loro comune? “Spesso ci sono resistenze interne, soprattutto da parte delle aziende di trasporto pubblico che già gestiscono sistemi di car sharing tradizionale”, spiega Martino. A Genova, per esempio, il Comune sta cercando di vendere il servizio comunale “Genova car sharing” e ha congelato fino a metà dell’anno prossimo la possibilità di aprire al car sharing privato. “Dal punto di vista dei cittadini è triste”, spiega Martino, che non nasconde l’interesse di Car2go per le città di Genova e Bologna, dove sono addirittura già partite le iscrizioni. “Invito le giunte comunali ad avere un po’ di coraggio e a fare l’interesse dei cittadini e non quello delle aziende municipalizzate”.

Le tariffe imposte dai comuni sono una “voce consistente” sul bilancio di Car2go, spiega Martino, cui si aggiunge l’investimento per l’acquisto della flotta e il costo del personale (customer service, team di gestione flotte e violazioni del traffico) e dei servizi di lavaggio e manutenzione delle auto, effettuato dalla cooperativa sociale Spazio aperto. “Ma abbiamo dei piani di sviluppo importanti”, spiega Martino: le città “appetibili” per Car2go sono quelle che hanno una certa dimensione (Firenze sarebbe un po’ troppo piccola, secondo i parametri, ma è in atto un esperimento) e determinate “condizioni ambientali”, ossia la basse probabilità di atti vandalici e furti. Questo parametro, per ora, ha tenuto Car2go lontana dalle città del Sud Italia.

Il business di Car2go, basato sul “free floating” e cioè sulla possibilità di lasciare l’auto in qualunque zona della città, funziona, secondo Martino: “In Italia andiamo bene e raggiungeremo il break even point prima del previsto”, cioè presumibilmente prima di tre anni dal lancio. A Milano le prime Smart bianche e blu sono arrivate nel 2013, e mediamente in Italia si registrano 50.000 noleggi settimanali su 2.000 vetture distribuite in quattro città.