Cronaca

Latina Ambiente nel caos, tra dimissioni e commissari la società rischia il fallimento

Tutti si interrogavano sul lungo silenzio del commissario. Non una dichiarazione, non uno atto che segnasse il confine con la precedente amministrazione. Anzi, il sorprendente e inaspettato rinnovo delle cariche di Latina Ambiente, aveva addirittura creato dei malintesi al punto tale che molti dicevano che non c’era differenza tra la giunta Di Giorgi e l’amministrazione del commissario prefettizio al Comune di Latina. Ieri però, Giacomo Barbato, da qualche mese nominato al posto del sindaco, a sorpresa è uscito allo scoperto rilasciando delle dichiarazioni che lasciano il segno: una situazione come quella incontrata a Latina, ha sottolineato, in 31 anni di servizio veramente non l’aveva mai vista e pur avendo lavorato in contesti molto difficili, vede cose che lo lasciano molto, molto perplesso. E punta il dito su tutti, politici, amministratori e dirigenti pubblici.

Ma quali sono queste cose? I nodi principali che hanno portato alla caduta della giunta di destra, sono e rimangono: Latina Ambiente, lo stadio, l’urbanistica, il bilancio.

Per questioni di spazio però ci dobbiamo fermare sulla prima, vale a dire la governance di Latina Ambiente. Una governance molto strana e anomala, che racconta Barbato, è affidata a privati, mentre la proprietà è del socio pubblico. Certo, ammette Barbato, nonostante avesse trovato una situazione davvero insolita prende comunque una decisione che turba molti e fa gridare al Di Giorgi-bis, allorché proroga gli incarichi ai privati di altri 18 mesi, prevedendo però la possibilità di controlli, fino ad allora inesistenti. A questo punto il virgolettato è d’obbligo: “Pur non avendo la governance di Latina Ambiente, caso unico in Italia, abbiamo concordato nell’assemblea straordinaria del 7 luglio col socio privato e socio pubblico che avremmo introdotto degli elementi di controllo, l’Organismo Interno di Vigilanza, norme in materia di anticorruzione, la nomina di un rappresentante indicato da me come socio pubblico. A fronte di questo abbiamo ragionato sulla parte finanziaria su cui non c’è condivisione perché il Comune dice che deve 3 milioni e Latina Ambiente ne reclama 11. Noi abbiamo proposto al socio privato, che ha condiviso all’unanimità, che avremo incaricato una società terza di revisione per sapere a quanto ammonta il debito-credito tra Latina Ambiente e il Comune perché, come proprietario ma non governante della vicenda, ho necessità di sapere un numero esatto. Una volta individuato questo numero noi lo avremmo accettato a prescindere. Dovevamo partire da un dato certo elaborato da una società estranea perché finisse questa contestazione tra uffici comunali e Latina Ambiente. Per fare questo bisognava spostare la data del bilancio, perché si rischiava di predisporre un bilancio fallimentare e portare libri in Tribunale”.

E invece a questo punto che succede? I vertici si dimettono. E le conseguenze di questa mossa scellerata potrebbero portare al fallimento non solo di Latina Ambiente, ma anche di Ecoambiente e questo potrebbe poter dire che la discarica potrà essere acquistata dai privati a prezzo fallimentare.

Nicoletta Zuliani del Pd è un fiume in piena e lancia messaggi sui social: “Non appena il commissario Barbato ha affermato di voler dare ad un organismo terzo la valutazione dei crediti e dei debiti tra Comune e società partecipata il Presidente e l’amministratore delegato della partecipata che si occupa della raccolta e dello smaltimento rifiuti di Latina, rassegnano entrambi le loro dimissioni. Le motivazioni addotte sono di tipo personale, ma non ci crede nessuno. È evidente che una analisi dei debiti e dei crediti avrebbe visto i vertici della società Latina Ambiente in grande difficoltà nel giustificare scelte scellerate che hanno portato ad una situazione debitoria estrema. Ecco che allora i rappresentanti della parte pubblica della partecipata scappano davanti ad una verifica dei debiti/crediti super partes di fronte alla quale il Commissario Barbato non avrebbe opposto alcuna resistenza: se si deve pagare si paga, se si deve riscuotere si riscuote”.

La questione cruciale dunque è quella dei controlli. Nessuno li ha mai richiesti e pretesi… eppure sono soldi pubblici. Di fatto erano inesistenti su tutto, sulle decisioni, sugli investimenti e sul piano di risanamento.

Sottolinea ancora Nicoletta Zuliani: “I controlli non sono stati mai fatti e sono stati incautamente accumulati debiti con la buona pace dei politici che “governavano” e non avevano nessun interesse a fare fermare il carrozzone. Dobbiamo dirlo: la Latina Ambiente è servita ai politici per dare lavoro e garantirsi un elettorato riconoscente e fedele: la gestione allegra serviva a garantirsi sacche di consenso tra i decisori, le poltrone della Latina Ambiente servivano per dare ruoli di peso a chi era fedele al politico di turno. S’è fatto tutto, tranne che pensare a migliorare il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti della città di Latina che tutti dicono di amare…”.

Già lo slogan “Latina da amare” è intrigante e bello. Ma non può e non deve essere un concetto vuoto. Latina è bella solo se la ami e la rispetti. Possiamo ripartire da qui?