Mafie

Mercato Fondi, 20 arresti: “Estorsione per controllare trasporto dell’ortofrutta”

La Direzione investigativa antimafia di Roma ha effettuato anche sequestri patrimoniali per 100 milioni di euro in un'operazione che ha colpito anche gli affari del centro di distribuzione di Giugliano. I clan camorristici impongono ai commercianti di servirsi di determinate flotte di camion e controllano in questo modo il business del commercio dei prodotti agricoli

E’ ancora la città di Fondi il cuore delle mafie tra Lazio e Campania. Il Mof, il mercato ortofrutticolo che muove i prodotti agricoli tra il sud e il nord Italia, a cinque anni dagli arresti per camorra di alcuni importanti trasportatori e intermediari è tornato al centro dell’attenzione della Direzione investigativa antimafia di Roma. Venti provvedimenti cautelari tra Lazio, Campania e Sicilia e sequestri patrimoniali per 100 milioni di euro, in un’operazione che ha impiegato questa notte oltre 200 uomini del centro operativo della Dia di Roma, in esecuzione di un’ordinanza della Dda di Napoli che ha colpito gli affari dei centri di distribuzione di Fondi, provincia di Latina, e di Giugliano, provincia di Napoli.

L’indagine – denominata “Gea” – contesta i reati di associazione mafiosa ed estorsione nel settore del trasporto, da anni considerato il cuore degli affari criminali che girano attorno ai centri di smistamento della frutta e della verdura. Flotte di camion che i clan di camorra continuano ad imporre ai commercianti, mantenendo il controllo sugli affari sicuri del commercio dei prodotti agricoli. Un’infiltrazione, spiegano fonti investigative, che si regge grazie al fitto “controllo sociale” che i clan sono in grado di esercitare da Fondi fino a Gela, la città del principale mercato ortofrutticolo della Sicilia. Passando per la città campana di Giugliano, punto di partenza di buona parte della produzione di Napoli e Caserta, in una rete in grado di raggiungere i supermercati italiani ed europei.

Il core business dei Casalesi. Gli Schiavone di Casal di Principe devono tanto alla frutta e alla verdura. Buona parte della loro fortuna è dovuta alle truffe portate avanti per anni all’Aima, il disciolto ente che rimborsava le produzioni mandate al macero per evitare l’ingolfamento dei mercati. Solo nel 1998 la Procura di Napoli riuscì a sequestrare a Francesco “Sandokan” Schiavone 200 miliardi di lire, bottino accumulato grazie a raccolti che esistevano solo sulla carta. Una quindicina di anni fa i clan del cartello dei Casalesi hanno intuito la potenzialità del business che gira intorno ai grandi centri di distribuzione, primi fra tutti il MOF di Fondi. La famiglia Pagano si è specializzata nell’accaparramento dei contratti per spedire la merce verso i mercati rionali e la grande distribuzione, alleandosi con i D’Alterio, imprenditori originari di Formia arrestati nel 2010.

L’8 settembre del 2008 l’allora prefetto di Latina Bruno Frattasi ha chiesto lo scioglimento del comune di Fondi per infiltrazioni della criminalità organizzata, che in quest’area vede stretti patti di affari tra la camorra e la ‘ndrangheta, accanto alla presenza storica di pezzi di Cosa nostra. La prima inchiesta della Dia di cinque anni fa ha confermato quella presenza, accendendo i riflettori sul motore economico del sud pontino, il Mercato ortofrutticolo. Quasi 100mila metri quadri di superficie di vendita, è una struttura ancora oggi in buona parte di proprietà della Regione Lazio, che nel 1988 ha classificato la struttura come di “interesse nazionale”.

Gli affari continuano. L’operazione “Sud Pontino” del 2010 ha in buona parte smantellato l’organizzazione che controllava i trasporti del Mof. Ora questa nuova inchiesta allarga l’orizzonte anche al mercato ortofrutticolo della città di Giugliano che – secondo le indagini – si era affiancato al Mof di Fondi nel business dei clan. In una continuità territoriale che parte dalle province di Napoli e Caserta e attraversa il fiume Garigliano, includendo la provincia di Latina. A un passo dalla capitale.