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Volley Pomì, dal palazzetto che non c’è ai piccoli sponsor: lo scudetto “rosa shocking” di Casalmaggiore

Il centro lombardo di 15mila abitanti ha vinto la serie A di pallavolo femminile. Ora la sfida è restare ai vertici: molte delle giocatrici hanno lasciato dopo la vittoria e la società dovrà costruire un sestetto all'altezza della Champions League. La storia in un instant book di giornalisti e fotografi locali

Il titolo del libro dice già tutto: “Uno scudetto rosa shocking”. Ritrovarsi sul tetto d’Italia è stato proprio uno shock, per la verità assai salutare, per la piccola città di Casalmaggiore, piccolo centro di 15mila abitanti della Bassa padana in provincia di Cremona. La vittoria della squadra locale di volley femminile, la Pomì, è stata celebrata con un instant book, curato da Giovanni Gardani e scritto a più mani da giornalisti e fotografi del territorio. La storia è quella di una piccola squadra che si è fatta grande quel 16 maggio scorso a Novara, con la coppa che si alza al cielo, contro ogni pronostico, dopo una cavalcata di vittorie durata 23 giorni con la disputa di semifinali e finali playoff da campioni. “Ho pensato per la prima a volta a scrivere il libro”, racconta Gardani, “dopo l’epico 3-2 di Conegliano. Dopo la finalissima di gara 5, il libro mi si è materializzato nella testa. Poi è stato semplice, quanto esaltante, mettere tutto nero su bianco”.

Motivo del successo del team rosa, la scelta a monte di un mercato alternativo: la società ha scommesso, puntando su giocatrici deluse dall’anno precedente in cerca di riscatto. La prossima stagione sarà differente: si cerca di dare esperienza a una squadra che per la prima volta farà la Champions League. Molte delle giocatrici però avevano già firmato contratti con altre società e per questo si deve ricominciare da capo a costruire il sestetto. Per usare le parole del presidente Massimo Boselli Botturi, che sintetizza perfettamente lo spirito Pomì: “Dovevamo cambiare il terreno per una nuova semina. Ora è davvero duro confermarsi ai vertici, ma ci proveremo con tutte le nostre forze”.

Un territorio, quello Casalasco, relativamente ricco ma economicamente ‘provinciale’, con aziende di medie dimensioni. Ecco che al main sponsor, Pomì, che fa parte del Consorzio casalasco del pomodoro – colosso non solo per la zona ma anche per tutta Italia – si sono aggiunti, per senso di appartenenza ad una stessa comunità, più marchi locali, realtà di piccole dimensioni.

Una questione aperta, ma che nelle ultime ore potrebbe chiudersi, è quella legata al palazzetto dello sport. Come si sa la Pomì giocava a Viadana, ma la struttura è finita ko per incuria e mala gestio che ha radici nel 1996, quando la storia del PalaFarina, all’epoca in costruzione, si intrecciò con Tangentopoli (fallì la ditta vincitrice dell’appalto) e il progetto palazzetto rimase fermo per lungo tempo. Le travi crollate, che ne hanno decretato l’inagibilità, s’inzupparono d’acqua proprio in quel periodo. Quest’anno la Pomì ha disputato le gare casalinghe a Cremona, al PalaRadi, e così sarà anche l’anno venturo. Manca solo la firma, e la definizione degli aspetti tecnici, ma l’accordo con il Comune per l’utilizzo del palazzetto è fatto.

Infine, qualche dato statistico che rende l’impresa della Pomì ancora più unica. Nessuna città di 15mila abitanti ha mai vinto lo scudetto nella pallavolo. Villa Cortese (Legnano), 6mila anime, ha giocato due finali scudetto, ma le ha perse. Sempre nella massima serie hanno vinto, nel femminile, Alzano Lombardo (14mila abitanti), nel 1977, e Vignola (25mila), nel 1963, ma erano campionati diversi perché non prevedevano le finali playoff.

Twitter: @bacchettasimone