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Olimpiadi europee Baku, il lato oscuro: giornalisti arrestati e repressione

Ad Amnesty International è stato impedito di raggiungere l'Azerbaijan a causa di un rapporto non gradito sulla repressione della famiglia al potere. Non solo. Arrestata e immediatamente rispedita in Inghilterra Emma Hughes, attivista della ong inglese Platform. E nel Paese è impossibile criticare il governo, pena l'arresto. Ma qualcosa è trapelata, come l'inchiesta sulle società offshore degli Aliyev

Era appena atterrata a Baku, in Azerbaijan, per seguire i primi Giochi europei, l’atteso esordio delle olimpiadi continentali al via il 12 giugno, fino al 28. Emma Hughes, attivista della ong inglese Platform, è stata immediatamente arrestata e rispedita in Inghilterra. Al terzo viaggio in Azerbaijan, Hughes denuncia il bavaglio imposto dal regime per far tacere società civile e giornalisti. E grandi imprese internazionali sono compiacenti: il principale sponsor dei Giochi europei è il colosso britannico dell’esplorazione petrolifera British Petroleum, che si fornisce di greggio da Ilham Aliyev, rampollo di una famiglia da 21 anni al potere.

La compagnia petrolifera estrae infatti dal bacino petrolifero Agc, il più importante del Paese, a un centinaio di chilometri da Baku. In occasione della manifestazione di apertura, a Londra ci sarà una marcia di protesta. Anche una delegazione di Amnesty International doveva raggiungere Baku per l’inizio della manifestazione. Il 9 giugno, un giorno prima della partenza, le autorità azere hanno spedito una lettera all’ong: “L’Azerbaijan non è nelle condizioni di accogliere la missione di Amnesty a Baku in questo momento” e suggeriscono di presentarsi a fine giochi. L’organizzazione è indesiderata perché scopo del viaggio era presentare il rapporto Azerbaijan: the Repression Games, un documento sulla condizione della libertà di espressione e sul rispetto dei diritti umani nel Paese.

Delle 20 organizzazioni non governative presenti nel Paese agli inizi del 2000 non ne esiste più nessuna. Il 26 dicembre 2014 gli uffici del network di Radio Free Europe/Radio Liberty Azerbaijan sono stati chiusi e i dipendenti dell’emittente messi in Stato di fermo. Per la sola colpa di aver criticato la famiglia Aliyev. E sono solo due esempi. Le prime olimpiadi continentali (le gare saranno in 20 discipline sportive) sono state sostenute, oltre che da BP, da Coca-cola, Tissot, la compagnia aerea azera, la compagnia telefonica locale Nar Mobile e la multinazionale americana, con sede in Svizzera, Procter & Gamble. Le cifre ufficiali per la realizzazione degli impianti, sottostimate secondo alcuni osservatori indipendenti che hanno visitato Baku nei mesi scorsi, sono di 900 milioni di euro. Il costo totale della manifestazione è stimato sui 9 miliardi di euro. La famiglia Aliyev non ha badato a spese.

C’è una giornalista che più di tutti ha dato fastidio, con le sue inchieste, al regime azero. Si chiama Khadija Ismaylova e lavora per Radio Free Europe e per il centro di giornalismo investigativo Occrp (Organized crime and corruption reporting project) di base a Sarajevo. È in custodia cautelare in carcere dal 5 dicembre, prima con l’accusa di aver indotto un collega al suicidio (prosciolta), poi con altri capi come evasione fiscale, conduzione di business illegali. Niente è mai stato verificato, ma Ismaylova sta ancora in cella. I suoi colleghi stanno portando avanti il lavoro lasciato a metà con il sito The Khadija Project, con cui chiedono anche la liberazione della collega.

La prima inchiesta della serie è stata pubblicata 100 giorni prima dell’inizio dei giochi. Occrp insieme alla televisione e all’agenzia di stampa nazionale svedese il 27 maggio ha provato come dalla compagnia telefonica AzerCell, la più grande del Paese, sia stato nascosto più di un milione di dollari in decine di società offshore facenti capo alla famiglia Aliyev. L’operazione è stata supportata da una succursale dell’azienda telefonica finnico-svedese TeliaSonera, che è anche azionista di AzerCell. Secondo quando scoperto dai giornalisti, l’affare sarebbe servito alla società scandinava per garantirsi le licenze per poter operare in Azerbaijan. Se confermata, sarebbe il più grosso caso di corruzione mai registrati in un Paese scandinavo.