Politica

Azzollini, dal Pd sì all’arresto. Primo voto 24 giugno, in Aula entro l’estate

La giunta per le immunità del Senato comincerà a valutare la richiesta della Procura di Trani da martedì 16. All'ufficio di presidenza assenti Ncd e Fi. L'annuncio di Orfini: "Sarà inevitabile dare l'ok". Quagliariello: "Un sì pregiudiziale e idologico sarebbe ingiustificato e grave". Boschi: "Nessun timore per la stabilità del governo"

Il 24 giugno il primo voto in giunta per le immunità del Senato. Entro l’estate il voto dell’Aula di Palazzo Madama. E il Pd dirà sì all’arresto di Antonio Azzollini, il senatore del Nuovo Centrodestra e presidente della commissione Bilancio, finito in un’inchiesta sul crac dell’istituto religioso della Divina Provvidenza, in Puglia. La giunta per le immunità del Senato comincerà ad esaminare la richiesta di arresto della Procura di Trani martedì 16 giugno alle 20. E da allora “proseguirà, probabilmente fino al 24 giugno, con due sedute a settimana” spiega il presidente della giunta Dario Stefano. “Ho preso contatti con il presidente della commissione Bilancio Antonio Azzollini per decidere i tempi della sua audizione – racconta Stefano – Cosa che dovrebbe avvenire, con ogni probabilità la prossima settimana in una delle due sedute di giunta previste”. Alla riunione dell’ufficio di presidenza non hanno partecipato né Forza Italia né Ncd. 

L’altra notizia del giorno è l’ufficializzazione della presa di posizione del Partito democratico: “Credo che di fronte a una richiesta del genere – ha detto il presidente Matteo Orfini – si debbano valutare le carte ma mi pare che sia inevitabile votare a favore dell’arresto”. E potrebbe essere la prima crepa nei rapporti in maggioranza con il Nuovo Centrodestra. “Se fosse un sì pregiudiziale e ideologico – replica il coordinatore Ncd Gaetano Quagliariello – noi riterremo questo ingiustificato e politicamente grave. Riteniamo che anche il Pd che ha certamente una cultura diversa dalla nostra debba giudicare sulla base dei fatti”. A dare sostegno alla tesi dell’ex ministro è Fabrizio Cicchitto: “Orfini è pregiudizialmente per l’arresto. Io invece sono pregiudizialmente contro gli arresti. Infatti a suo tempo ho votato anche contro l’arresto dell’on. Genovese (ex Pd, ndr). Questo lo dico a prescindere dalla lettura delle carte, che ancora non ho avuto modo di fare, lettura che consente di capire se ci sia o meno fumus persecutionis e comunque se ci si trova davanti a comportamenti corretti o sbagliati, illegali e impropri”. Poi Orfini chiarisce con gli alleati di Ncd: telefona a Quagliariello e gli assicura che il Pd deciderà “in modo non pregiudiziale ma dopo attenta lettura delle carte da parte della commissione e dei senatori competenti”.

Concetto ribadito dal vicesegretario del partito Lorenzo Guerini: “Guarderemo le carte con attenzione lo faremo senza pregiudizi e poi decideremo, senza pregiudizi ripeto, ma senza sconti per nessuno come abbiamo già dimostrato in altre occasioni”. Sulle eventuali tensioni nella maggioranza legate alla vicenda, per Guerini “c’è bisogno di andare avanti e di governare il Paese e di guidarlo bene insieme con tutti. Credo che questo passaggio non sia da porre sul piano politico. Si tratta – ha concluso – di un’altra cosa che affronteremo con la responsabilità che ci ha sempre caratterizzato, con grande attenzione grande impegno al di là della decisione che ci sarà alla fine e che sarà oggettiva come dimostrato anche quando ha interessato qualcuno del Pd”.

Oltre al profilo giudiziario, d’altra parte, resta tutto lo scenario delle conseguenze che questa decisione porterà nella maggioranza di governo. Il capogruppo di Area popolare Renato Schifani allontana qualsiasi rischio di crisi: “Sono due livelli diversi, non vedo collegamenti. Qui si parla della libertà di una persona. Se dalle carte emergerà il nulla ogni forza politica dovrà assumersi la propria responsabilità”. Che non ci saranno effetti sulla tenuta della maggioranza ne è convinto anche il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi: “Non ci sono timori sulla stabilità di governo e tenuta della maggioranza – dice – L’attività del governo non si è né fermata né rallentata”.

Ma Azzollini è il superpresidente della commissione Bilancio (lo è da 14 anni con un buco di solo 2 anni), un cardine dell’intera attività parlamentare. Da lì dovrebbero passare i testi delle prossime riforme, compresa quella della scuola. Peraltro, come ricorda l’Ansa, Azzollini, in attesa che la Giunta si pronunciasse nel 2014 sull’uso delle intercettazioni in un’altra inchiesta in cui era coinvolto, tenne sospeso il parere su Italicum e Jobs Act lasciando sulle spine il governo (li diede solo dopo il no dei senatori ai magistrati). In varie commissioni, per giunta, la maggioranza è in bilico e l’Ncd è determinante per far passare i provvedimenti. Qualche segnale è già arrivato nei giorni scorsi con le battute d’arresto sui pareri di costituzionalità al ddl sulla scuola e sulla legge per l’omicidio stradale. Per giunta il Nuovo Centrodestra ha già detto che non mollerà la poltrona della commissione Bilancio. E, nel caso in cui Azzollini venisse davvero arrestato, sarebbe anche difficile farla mollare a lui in persona: non c’è una regola per “sfiduciare” i presidenti di commissione. Giancarlo Galan ne è un esempio: presidente della commissione Cultura della Camera, ai domiciliari da mesi per lo scandalo Mose, ma nessuno riesce a fargli dare le dimissioni (tantomeno Forza Italia).