Cronaca

Aldo Bianzino, morto in carcere a Perugia: condanna per un agente penitenziario

Sentenza definitiva della Cassazione: poliziotto condannato per omissione di soccorso. La storia è del 2007 quando il falegname, 44 anni, fu arrestato per possesso di piante di cannabis. Sul suo cadavere c'erano ematomi e alcune costole erano fratturate

La Cassazione ha confermato la condanna ad un anno di reclusione per l’agente di penitenziaria Gianluca Cantoro, accusato di omissione di soccorso per la morte di Aldo Bianzino. Il falegname, 44 anni, morì nel carcere Capannè di Perugia nell’ottobre del 2007: secondo la tesi dell’accusa, accolta ora definitivamente dai giudici, la guardia carceraria non chiamò il medico quando Bianzino si sentì male. Era stato arrestato il 12 ottobre dello stesso anno insieme alla moglie Roberta per possesso di piante di Cannabis. Sul suo cadavere però, la famiglia ha trovato quattro ematomi cerebrali, fegato e milza erano danneggiati, e aveva due costole fratturate.

Il processo per omicidio volontario è stato archiviato due volte. La condanna di primo grado per Cantoro, un anno e sei mesi, è stata ridotta ad un anno in appello. Con il verdetto della Suprema Corte quindi, è stata confermata la decisione dalla Corte d’appello di Perugia del 16 ottobre 2014. Piazza Cavour ha anche disposto un processo civile per la quantificazione dei danni che spettano ai familiari di Bianzino e che, secondo il legale della parte offesa Fabio Anselmo, dovranno essere pagati dal Ministero della Giustizia.

Secondo l’avvocato “questa condanna è già qualcosa. Si inizia a fare luce e a riconoscere le responsabilità per la morte in carcere di Aldo Bianzino. Il mio pensiero e la mia vicinanza – ha proseguito Anselmo, che si è occupato anche delle vicende di Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi – vanno ai figli e alla moglie del povero Aldo”.