Cronaca

Omicidio a Milano, l’accusa chiede 30 anni per il boss Rocco Papalia

L'uomo è accusato di aver ucciso Giuseppe De Rosa il 9 ottobre 1976. Il caso viene riaperto nel 2014. A carico di Papalia l'aggravante dei futili motivi. Ma c'è il rischio della prescrizione

Trent’anni di carcere per omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Questa la richiesta fatta ieri delll’antimafia a carico di Rocco Papalia, influente boss della ‘ndrangheta a Milano, accusato di un vecchio caso. Il processo, che si concluderà l’8 settembre prossimo, riporta sul tavolo la morte di Giuseppe De Rosa ucciso il 9 ottobre 1976 fuori da una discoteca di Milano. L’inchiesta è stata riaperta durante l’indagine denominata Platino e coordinata dal Nucleo investigativo dei carabinieri.

In particolare gli investigatori prendono spunto dalle intercettazioni di Agostino Catanzariti, arrestato nel gennaio 2014 e condannato con rito abbreviato a 14 anni di carcere. Secondo la ricostruzione della procura, Catanzariti negli ultimi anni aveva preso la reggenza della cosca Papalia nel territorio di Buccinasco. Nell’aprile 2012, in auto con Michele Grillo, ecco cosa racconta Catanzariti: “Quando è successo l’omicidio prima, che abbiamo avuto la discussione al “Parco delle Rose”, gli ho detto io: andiamo, gli mettiamo che c’avevamo un paio di centinaia di metri di miccia a lenta combustione”. Invece, stando alle parole di Catanzariti, Rocco Papalia voleva dare una lezione a De Rosa. Per questo, è la tesi dell’accusa, lo uccise con la pistola davanti a tutti.

Scrive il giudice Roberto Arnaldi nella sua ordinanza: “Il grave quadro indiziario che grava sull’odierno indagato trae fondamento anche dalle dichiarazioni di persone a conoscenza di fatti decisivi e non deve, al proposito, essere sottovalutato il contesto ambientale, culturale e sociale in cui il delitto in questione è maturato”. La figura di Papalia “emerge come quella di un soggetto dedito
alla frequentazione di persone stabilmente inserite in circuiti criminali di pregnante rilievo, così come non può sottacersi l’appartenenza dello stesso alla criminalità organizzata”.

Detto questo, la ricostruzione di quell’omicidio fin da subito è apparsa difficile. Inizialmente, infatti, la procura aveva sostenuto la premeditazione, aggravante poi abbandonata dal pm Paolo Storari a favore di quella dei futili motivi. In sostanza la morte di De Rosa sarebbe avvenuta dopo un litigio per una donna. Se i futili motivi dovessero cadere interverrebbe la prescrizione. Di certo, al di là della valutazione futura dei giudici, Rocco Papalia, boss già condannato in via definitiva per mafia, quella sera si vide puntare contro una pistola. Da qui, poi, la reazione. Prima della sentenza, è atteso il giudizio della Cassazione sull’ordinanza cautelare impugnata dalla difesa.