Scienza

Oceani, completa la mappa del Dna: 40 milioni di geni e 35mila nuove specie

La spedizione internazionale Tara, alla quale ha partecipato anche l’Italia con la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, dal 2009 al 2013 ha collezionato migliaia di microrganismi, da virus e batteri fino a larve e plancton. Lo studio pubblicato su Science

È stata completata la mappa del Dna degli oceani: è il risultato della spedizione internazionale Tara, alla quale ha partecipato anche l’Italia con la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, e che dal 2009 al 2013 ha collezionato migliaia di microrganismi, da virus e batteri fino a larve e plancton.

I dati raccolti in 210 siti oceanici hanno permesso di individuare 40 milioni di geni, quasi tutti sconosciuti, e 35mila nuove specie. I primi risultati pubblicati su Science svelano alcuni fondamentali meccanismi di questo invisibile ecosistema che fornisce la base di cibo degli oceani, influenza il clima globale e produce la metà dell’ossigeno del pianeta.

I mari sono popolati da un’enorme quantità di esseri viventi microscopici, a partire da batteri fino a organismi più complessi come il plancton, ma conosciamo ancora molto poco sugli organismi che compongono questo ecosistema e quali sono le ‘regole’ che lo governano. Per farlo è nato il progetto internazionale Tara che ha campionato per anni l’acqua di praticamente tutti i mari del mondo per dare la caccia alle tracce di Dna contenute al loro interno.

Il risultato è un enorme catalogo di dati, disponibile liberamente, che ha permesso di scoprire l’esistenza di migliaia di organismi finora sconosciuti, fare un censimento della popolazione microscopica, capire i legami esistenti tra le varie forme di vita e l’impatto dei fenomeni esterni (come il riscaldamento dei mari).

Tra i tanti risultati ottenuti, uno dei maggiori risultati è stata la scoperta che la temperatura dei mari ha una profonda influenza sulla tipologia di organismi che si spostano di profondità, a seconda delle specie, in base a calore e quantità di luce. Al largo del Sud Africa è stato inoltre individuata una sorta di barriera naturale di correnti fredde e calde che divide Oceano Atlantico e Indiano.

“È come se il plancton passasse attraverso un ciclo di lavaggio a freddo”, ha spiegato Daniele Iudicone, ricercatore della Anton Dohrn. “Le correnti – ha proseguito – formano enormi turbini che mescolano e raffreddano il plancton trasportato, limitando così il numero di specie che riescono ad attraversarlo”. Questi sono solo i primi utilizzi dell’enorme mole di dati ottenuti dal progetto Tara che, spiegano i ricercatori, saranno fondamentali per esplorare a fondo i meccanismi che regolano questo invisibile ma fondamentale mondo sottomarino.

Lo studio su Science