Politica

Radicali, Pezzana: ‘Vitalizio di 2200 euro per 7 giorni da deputato? Non mi vergogno’

Non ho fatto e non faccio l’eroe. Non mi vergogno del vitalizio. La legge me lo consente, la legge era quella. Cosa dovevo fare? Dire di no, mentre tutti dicevano di sì?”. Così Angelo Pezzana, ex deputato radicale, risponde a Giuseppe Cruciani nel corso di un’intervista per La Zanzara (Radio24). Pezzana è stato parlamentare dal 6 febbraio al 14 febbraio 1979, ma, nonostante una sola settimana trascorsa a Montecitorio, percepisce un vitalizio mensile di 2.163 euro lordi. “Il vitalizio è un privilegio per legge” – si difende il politico – “Ho seguito la legge e non ho niente da rimproverarmi. Non posso cambiare io la situazione in Italia. Se domani abolissero tutti i privilegi, io sarei il primo a dire: ‘Bene, bravi, evviva’. Ma, dato che quei privilegi ci sono ed esistono per legge, io non ho fatto e non faccio nessun gesto eroico. Mi sono allineato con chi osserva la legge che lo consentiva e lo consente. Basta”. Alla domanda di Cruciani che gli chiede se gli servono davvero quei soldi, Pezzana risponde piccato: “E’ una domanda che non ti permetto di farmi. Non ho voglia di lustrarmi le medaglie. Non ti rispondo. Per me parla la vita che ho fatto e che faccio sempre da quando mi sono impegnato a fare politica. Rinunciare al mio vitalizio? Non ci penso proprio nel modo più assoluto. E’ un mio diritto, ho osservato la legge e non mi vergogno di nulla. Ho usufruito di una legge dello Stato della quale hanno goduto tantissime altri professioni, come gli insegnanti che hanno lavorato tre, quattro anni e poi sono andati in pensione a 30 anni. Ho versato dei soldi e non mi sento in debito con nessuno. Mi guardo al mattino allo specchio e non mi rimprovero nulla”. Cruciani gli ricorda che ha versato circa 60mila euro, incassandone 650mila, mentre ci sono tanti pensionati in condizioni di miseria. “Non posso farci niente” – risponde l’ex radicale – “Il giorno che io non prendo più il mio vitalizio questi aumentano la pensione? Non credo proprio. In Italia le leggi sono queste” di Gisella Ruccia