Calcio

Calcioscommesse, uno degli arrestati nel 2011 cercò di truccare un match. Scoperto, filmato e inibito per tre anni

Quattro anni fa Vito Morisco, attuale dirigente del Brindisi calcio e all'epoca ds del Fasano, offrì 3mila euro a un calciatore della squadra avversaria affinché procurasse il rigore decisivo per perdere la partita. L'incontro venne registrato dal difensore in questione, che consegnò tutto alla Procura federale. Con l'operazione Dirty Soccer in manette anche Mario Moxedano, che prima di girovagare per i campi della D comprò il Napoli dall'ingegner Ferlaino

“Chiudiamo a tremila euro e non rompere i coglioni”. Per le vie del centro di Bari, Vito Morisco lo dice chiaramente a Junior de Camargo. In quel momento – è il 27 gennaio 2011 – il primo è il dirigente del Fasano Calcio e l’altro è un giocatore del San Paolo Bari ed ex della squadra brindisina. Morisco ha ‘convocato’ il suo ex calciatore per proporgli la combine del match di Eccellenza che si giocherà tre giorni dopo: basta commettere un fallo da rigore. Il brasiliano, fiutato quello che sarebbe stato il tema dell’incontro, registra tutto e consegna il filmato alla procura federale (guarda il video pubblicato da Repubblica.it), poi lascia il calcio italiano. Per quell’episodio Morisco – arrestato oggi nell’operazione Dirty Soccer – si becca tre anni di inibizione e la sua società 4 punti di penalizzazione.

Era tornato in sella ufficialmente, il dirigente. Ha lavorato quest’anno dietro una scrivania per il Brindisi, girone H della serie D. A Fasano come nel capoluogo il presidente è stato fino al 7 aprile Antonio Flora, imprenditore barese delle case di cura finito anche lui in carcere alle prime luci dell’alba assieme al figlio Giorgio e al consulente di mercato biancazzurro Savino Daleno (coinvolto anche in un’inchiesta parallela della Procura di Brindisi per una storia di partite truccate insieme ad alcuni calciatori del brindisi), che tra il 2010 e il 2012 aveva militato nel Neapolis di Mario Moxedano, considerato uomo di punta nel sistema scoperchiato dalla Procura di Catanzaro. Un binomio, quello tra i Flora e Morisco, che ha lavorato spesso assieme negli ultimi anni. Poi si è sciolto almeno formalmente un mese fa, quando l’imprenditore ha venduto le sue quote del Brindisi allo stesso Morisco.

Nel 2009/10 era tutti e tre ai vertici della Fortis Trani. Flora padre – già presidente a Barletta tra il 2004 e il 2006 e subito dopo protagonista della rinascita della Liberty Bari, seconda società del capoluogo pugliese, scomparsa dopo qualche anno di anonimato nei dilettanti – nel ruolo di presidente, il figlio come vice e Morisco era il direttore generale. Dopo una promozione dall’Eccellenza alla Serie D, la società viene ceduta a campionato in corso e la squadra smantellata. I tre si trasferiscono compatti a Fasano, acquistato nel novembre 2010. Appena due mesi dopo si registra il tentativo di combine di Morisco che costò al Fasano 4 punti di penalizzazione. E nell’estate 2012, puntuale, arriva il disimpegno di Flora, giunto tra tanti proclami e fuggito dopo una manciata di stagioni, come accaduto in precedenza a Barletta e subito dopo a Brindisi. Qui, la scorsa estate, aveva allestito una squadra di primo livello salvo smantellarla nel corso dei mesi e annunciare l’addio. Attaccato dal sindaco Cosimo Consales per la gestione del club del capoluogo, aveva scritto una lettera pochi giorni fa per rispondere il primo cittadino: “Sono un agiato settantenne che nella sua vita ha conseguito due lauree, ha insegnato all’Università di Perugia, è stato amministratore di aziende con oltre 1000 dipendenti – si legge in un passaggio – e un fatturato annuo di 200 milioni di euro e si vanta di non aver mai avuto a che fare in alcun modo con i Tribunali d’Italia”. Non aveva fatto i conti con la Procura di Catanzaro. Ora rischia grosso assieme al figlio e al suo direttore generale di fiducia.

Da Napoli a Torre del Greco, la carriera e le ombre di Mario Moxedano
Il filo rosso che lega Brindisi ai ruoli apicali della nuova indagine sul calcioscommesse è quello del consulente di mercato Daleno, ex calciatore del Neapolis. Secondo la ricostruzione degli inquirenti era lui a tenere i contatti con il presidente della squadra campana Mario Moxedano. Re delle sale Bingo (anche se il diretto interessato non ha mai gradito questa definizione), l’imprenditore campano è uomo di calcio da vent’anni. Nel 1994 acquistò il Napoli da Ferlaino con Luis Gallo e Lorenzo Pinzarrone ma l’avventura durò pochi mesi. A cavallo degli Anni Duemila passa al timone del Savoia per due stagioni, poi lo riacquista nel 2005. Dopo un breve passaggio alla guida della Sangiuseppese acquista il Neapolis, che diventa una squadra itinerante. Lo scorso anno gioca a Torre del Greco, questa stagione a Mugnano. Ma è nell’annata da ‘Turris” che accade un fatto strano. Ad aprile 2014 alcuni giocatori corallini vengono aggrediti (tra questi anche il figlio del presidente, Raffaele, arrestato anche lui all’alba) nonostante la squadra sia reduce da 6 vittorie consecutive. Il dito viene subito puntato contro gli ultras, vengono fermate due persone. Un tifoso racconta che “di questa aggressione non sono di certo stati responsabili i tifosi, ma un gruppetto di quattro-cinque persone al massimo, alcune ben note in città e con precedenti penali, che allo stadio avremo visto al massimo una o due volte quest’anno”.