Società

Calabria, periferia dell’Impero

Maltempo in CalabriaCalabria, periferia dell’Impero. Un paradosso per un luogo nel mezzo del Mediterraneo: un centro che diventa periferia. Le ragioni? Un sistema di trasporto pubblico inadeguato e pochi collegamenti strategici.

Un’odissea aspetta chi dovesse raggiungere questa regione. Le vie dell’acqua sono inesistenti, eccezion fatta per Gioia Tauro, che è porto di transhipment per merci, non persone. Qui il mare come via di comunicazione è solcato dagli scafisti per gli sbarchi. Eppure a Corigliano (un passo dalla magnogreca Sibari) c’è un porto che potrebbe essere porta verso la Grecia. A Cetraro non ci sono collegamenti con Campania o Sicilia, né esiste una compagnia regionale di navigazione che incentivi il trasporto via mare.

Le vie dell’aria? Crotone è a rischio chiusura, ci sono Reggio e Lamezia ma il più delle volte a prezzi impossibili per i cittadini comuni. Provare per credere: in alcune stagioni, in proporzione, costa meno la tratta Roma/New York che Lamezia/Roma. I voli per Linate sono stati dimezzati e lo scalo intercontinentale di Lamezia (in linea d’aria di fronte Tripoli) non è mai stato porta verso altri sud: per andare a Palermo, Tunisi o Istanbul si torna indietro. Né si capisce che fine abbiano fatto i fondi per l’ammodernamento dello scalo dove, una volta arrivati, può diventare un’impresa raggiungere la destinazione finale.

Il trasporto su ferro è al collasso: causa il ridimensionamento di Trenitalia, con la soppressione di alcuni treni a lunga percorrenza; binari obsoleti e sporcizia delle carrozze a parte.

Non restano che le vie di terra. Oggi la Calabria è isolata. La causa? Il crollo il 2 marzo in A3 di una campata del Viadotto Italia (255 metri, la più alta infrastruttura del Paese, la seconda d’Europa) che si porterà via un operaio rumeno, Adrian Miholca, 25 anni, dipendente della Nitrex (ditta che effettuava lavori in subappalto). Era su una ruspa quando il piano stradale si è sgretolato facendolo cadere nel vuoto da 80 metri d’altezza. L’ennesima morte bianca. L’autostrada spezzata in due, conseguente sequestro della magistratura, blocco del cantiere e tempi di riapertura incerti.
Oggi, il tempo impiegato nel percorso alternativo (un tratto di 11 Km) è di un’ora circa e l’intero flusso alternativo è spostato sulla SS Tirrenica. Eppure le produzioni di qualità della piana di Sibari (riso, clementine, vino del Pollino, pesche…) in mancanza di mezzi alternativi viaggiano su gommato e le vacanze estive (con relativo aumento del traffico) sono alle porte. L’ultima perla, qualche giorno fa: la Procura rispedisce al mittente (Italsarc e nostra signora ANAS) il progetto per i lavori di riapertura. La ragione? Non convince la messa in sicurezza. Quando la tragedia si trasforma in farsa. Un capitolo a parte meriterebbe la Ionica, la SS106, la strada della morte.

Certo le cose non vanno meglio nella vicina Sicilia, dove mentre sulla A19 cede il viadotto Catania–Palermo, la Ustica Lines, per inadempienze della Regione Sicilia, sospende le corse (poi riprese) da e per le isole Eolie ed Egadi. Almeno però lì al crollo del viadotto Himera si sta provvedendo con un treno superveloce. Qui zero.

Eppure la Calabria, con i suoi 800 km circa di coste (il 10% del patrimonio costiero nazionale) sarebbe meta d’attrazione turistica. Ma perché visitare una regione poco accessibile, oggi isolata? Servono a poco le candidature Unesco fiorite sul territorio: seppur lodevoli, gli sforzi degli amministratori locali rischiano di trasformarsi in esercizi di stile se poi qui non ci si può arrivare. Perché la fruibilità dei luoghi sta nella loro accessibilità.

Certo anche noi meridionali abbiamo le nostre responsabilità e dovremmo rialzare la testa. Per anni ci è stato ripetuto che Sud è “bello” e supini abbiamo accettato la favola di vivere in luoghi ameni e unici, con qualche disservizio necessario, per non contaminare le meraviglie d’una natura generosa. Adesso la situazione è implosa, le bellezze non sono più fruibili: sono irraggiungibili.

Vivremo isolati dal resto d’Italia e del mondo? Godremo da soli, a primavera, della visione in autostrada dei filari di pescheti in fiore? E a chi reclama porticcioli turistici, collegamenti marittimi efficienti, treni veloci, autostrade percorribili, sarà dato un foglio di via? E dire che, in quest’isolamento, la ‘ndrangheta potrà continuare, indisturbata, a tagliare gli ulivi secolari, com’è accaduto qualche giorno fa ad Oppido Mamertina, provincia di Reggio Calabria, sui terreni confiscati e gestiti in uso sociale da “Libera Terra”.

W il Sud!