Camorra

Cosentino, l’inchiesta: “Cene in cella con mafiosi e il presunto agente dei Servizi”

Negli atti di indagini sulla presunta corruzione delle guardie carcerarie emergono gli avvicinamenti con Lo Bue, Galatolo e Bonaccorso. Ma un altro capitolo riguarda un colloquio tra l'ex sottosegretario e una spia (sedicente) che prometteva informative riservate

Per quale ragione Nicola Cosentino voleva incontrare un mafioso corleonese vicinissimo a Bernardo Provenzano? E chi era davvero l’uomo qualificatosi come “persona vicina ai servizi segreti” che ha parlato con l’ex sottosegretario Pdl all’uscita di un casello autostradale provando a spillargli un po’ di denaro in cambio di uno strano aiuto, consegnandogli verbali fasulli di un pentito vero? Sono alcuni dei misteri che si intrecciano nell’ultima inchiesta su Cosentino, arrestato per la quarta volta con l’accusa di aver corrotto un agente di polizia penitenziaria di Secondigliano per ottenere trattamenti di favore in carcere.

Storie raccontate con ricchezza di particolari nelle 284 pagine della richiesta di arresto firmata dai pm della Dda di Napoli Fabrizio Vanorio e Alessandro D’Alessio. Storie rivelate dagli scambi di sms dei secondini che hanno avuto in custodia sia Cosentino che Giuseppe Lo Bue, mafioso condannato con sentenza definitiva perché inserito nel sistema dei “pizzini” di Provenzano. Cosentino e Lo Bue sono stati entrambi detenuti per un periodo del 2013 a Secondigliano. I due avevano legato. Interrogatorio di una guardia penitenziaria del 21 marzo: “Durante la prima detenzione del Cosentino, il Lo Bue era allocato nello stesso reparto del primo con cui aveva molto legato tanto da mangiare spesso insieme, ovviamente in conformità al regolamento. Ciò avveniva durante la c.d. ‘Socialità’ durante la quale i detenuti della sezione potevano passeggiare a cella aperta lungo il corridoio fino alle 18”.

Un altro agente, sentito lo stesso giorno, aggiunge: “Poiché la socialità consente di cenare fino ad un massimo di quattro detenuti, ricordo, in alcune circostanze, cene tra Nicola Cosentino, Giuseppe Lo Bue, Vito Galatolo e Concetto Bonaccorso; anche questi ultimi due detenuti per reati di criminalità organizzata di tipo mafioso”. I pm hanno allegato agli atti verbali recenti ed intercettazioni di conversazioni ed sms dei primi mesi del 2014 tra gli agenti “asserviti” a Cosentino. Materiale che dimostrerebbe questa tesi: quando Lo Bue fu scarcerato, le guardie carcerarie amiche del politico azzurro provarono a cercarlo presso una struttura di Francolise (Caserta), dove si ipotizzava che il mafioso potesse scontare la sorveglianza speciale grazie all’interessamento di una persona della Regione Campania. “Vicenda – mette a verbale un secondino – che si era svolta grazie all’interessamento di Cosentino, come io intuivo”. La manovra, scrivono i pm, “è chiaramente finalizzata alla volontà di Cosentino di mantenere con il mafioso i collegamenti già avviati durante la detenzione”. E di incontrarlo a piede libero. Lo Bue però è costretto a tornare in Sicilia e gli agenti informeranno il politico della circostanza. L’incontro tra i due non avverrà anche per un’altra ragione: il nuovo arresto di Cosentino del 3 aprile 2014.

Altrettanto inquietante è la vicenda del colloquio tra Cosentino e un sedicente “uomo di servizi segreti”. L’ex sottosegretario lo rivela in un memoriale manoscritto in carcere col quale prova a spiegare la provenienza di alcuni verbali fasulli di un vero pentito rinvenuti nel suo studio nel corso di una perquisizione. Verbali tecnicamente ben contraffatti nei quali il camorrista Tommaso Prestieri faceva i nomi di Cosentino e Silvio Berlusconi. “Ricordo – sostiene Cosentino – di essere stato contattato telefonicamente da una utenza sconosciuta da un tale che chiese di incontrarmi con una certa urgenza per parlarmi di fatti non attinenti la politica, ma che sarebbero stati per me di sicuro interesse. Era nel mese di dicembre 2013, certamente agli inizi. In quella circostanza inviati l’interlocutore a fornirmi le sue generalità e del caso raggiungermi presso la mia abitazione all’indomani. Ma la persona insistette per vederci altrove e dato il suo argomentare e le sue insistenze ci demmo appuntamento il giorno seguente, nel pomeriggio all’uscita del casello di Nola. Mi recai da solo all’incontro. Appena giunto sul posto mi venne incontro una persona, di mezza età, altezza normale, con pochi capelli, distinto. Notai che scendeva da una punto vecchio tipo di colore nero”. Cosentino ovviamente gli chiede chi sia: “Mi disse testualmente ‘sono una persona che opera a contatto dei servizi segreti e non posso rivelare la mia identità, ma sono dalla sue parte politica e sono qua per darle una mano dal fuoco amico politico che ancora vuole creare problemi’”.

“Fu a quel punto – scrive Cosentino – che mi consegnò queste informative che mi disse assolutamente riservate e aggiunse che avrebbe potuto continuare a darmi utili informazioni e quindi darmi un aiuto, a condizione che gli avessi messo a disposizione un po’ di risorse economiche. Non appena ebbi modo di leggere le carte mi resi subito conto che si trattava si una informativa ‘patacca’ e pensai subito che mi volesse, come si suole dire a Napoli propormi un pacco. Fu a quel punto che nel dichiarargli la mia indisponibilità economica lo ringraziai e gli dissi che ci saremmo comunque sentiti nei giorni a seguire. La persona cercò nei giorni seguenti di contattarmi telefonicamente ma io declinai qualsiasi possibilità di contatto”.