Politica

Conflitto d’interessi: ai parlamentari vietati affari e regali. Ma solo all’estero

In Italia la legge è inefficace. Lo dicono l'Ocse e l'Antitrust. Mentre altrove chi decide di darsi alla politica deve sottostare a regole severe. In Usa l'obbligo di dichiarare patrimoni e redditi scatta già dalla candidatura. In Germania bisogna svelare anche interessi non economici. In Francia il deputato non può essere anche ministro. In Uk sette regole etiche. E in Spagna gli eletti devono mollare la professione

Proprietà intoccabili, sanzioni inefficaci, poca trasparenza, fino alla possibilità per ministri e parlamentari di ricevere regali da chiunque. Ai politici italiani è concesso quasi tutto. “L’Italia è l’esempio più evidente delle conseguenze negative provocate dall’assenza di un’organica regolamentazione sul conflitto di interessi” scriveva l’Ocse nel 2007. Accertamenti e sanzioni sui membri del Governo sono debolissimi. “La legge italiana rinuncia a prevenire la situazione di conflitto di interessi e lo affronta solo quando sorge, in modo complesso e del tutto inefficace”, ammise nel 2012 al Parlamento il Presidente dell’Antitrust Pitruzzella.

Ancora meno stringenti i limiti per deputati e senatori. “In Italia l’unico strumento previsto per i parlamentari sono le norme sulla trasparenza dei redditi e delle situazioni patrimoniali  – spiega il costituzionalista Andrea Pertici – Ma tutto si ferma lì”. Sono lontani i vincoli previsti in altri paesi come Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia e Spagna. Già nel 2005 il consiglio d’Europa giudicò la normativa italiana del tutto inefficace. Ma da allora nulla è cambiato.

Stati Uniti, dove il politico diventa “cieco”
Le norme sul conflitto di intessi negli Stati Uniti riguardano sia i membri del governo che i membri del Congresso e ogni altro funzionario o impiegato pubblico, in modo graduale, in relazione al loro potere decisionale. Tutti, già al momento della candidatura, devono comunicare i propri redditi, il patrimonio, nonché gli incarichi, i redditi, i doni e i rimborsi percepiti dal coniuge e dai figli.

Di fronte ad un possibile conflitto di interessi il politico o il funzionario può vendere i beni che generano il conflitto, restituirli, oppure chiedere una limitazione dei suoi compiti, di essere trasferito, riassegnato o dimettersi. Caratteristica del sistema statunitense è lo strumento del blind trust, ovvero la possibilità di dare in gestione i beni del politico ad un curatore (trustee) che opera in indipendenza e riservatezza e, quando è possibile, trasferisce gli interessi in settori che restano sconosciuti al proprietario che dunque non può favorirli.

Germania, prevenire è meglio che curare
Secondo l’Ocse “il modello tedesco è (in Europa, ndr) il miglior esempio di buon approccio giuridico per affrontare il problema del conflitto di interessi”. La normativa è semplice e si fonda sulla prevenzione. “In Germania ci si preoccupa attentamente di stabilire cosa non si può fare, piuttosto che mettere in campo meccanismi complessi (e quindi sempre ambigui) di sanzionamento ex post” spiega il professore di diritto privato dell’Università di Verona Tommaso dalla Massara.

Chiunque ricopre una carica pubblica è obbligato a dichiarare qualsiasi interesse privato (pecuniario e non solo) che può influenzare le sue azioni pubbliche. Sarà compito del suo superiore gerarchico, il Cancelliere se il conflitto di interessi riguarda un ministro, proporre le sue dimissioni o decidere se il soggetto deve essere escluso dalle votazioni che riguardano i temi su cui ha degli interessi. La peculiarità del caso tedesco prevede che anche il singolo cittadino possa fare appello di fronte a un possibile conflitto di interessi. Se i giudici dimostrano che il cittadino ha ragione la decisione o la procedura assunta dal politico o funzionario pubblico di parte sono ritenute illegali o non valide.

Francia, ovvero vietato riciclarsi
In Francia, in virtù della separazione dei poteri, è vietato essere parlamentare e ministro nello stesso momento. I parlamentari non possono ricoprire cariche direttive in imprese nazionali, enti pubblici nazionali o imprese e società private, salvo che per missioni che non superino i 6 mesi e non siano retribuite. Il parlamentare può esercitare la professione di avvocato solo finché questa non viene esercitata contro lo Stato o gli enti pubblici. Anche il passaggio dalla carica governativa al mandato parlamentare è limitato per legge. Il parlamentare che accetti una carica di Governo è sostituito da un deputato “supplente”, mentre un ex ministro può tornare a fare il parlamentare solo dopo che sia trascorso almeno un mese dal suo incarico governativo.

I membri del Governo e i parlamentari sono obbligati a rendere pubblici i loro patrimoni e i possibili conflitti di interessi. Nella dichiarazione devono essere specificati non solo incarichi professionali e consulenze, ma anche attività professionali del coniuge o convivente, attività di volontariato e altre funzioni o mandati elettivi.

Il politico che rilascia dichiarazioni false o omissive sulla sua condizione può essere sanzionato con una pena fino a 3 anni di reclusione e con un’ammenda fino a 45mila euro.

Regno Unito, dove bastano le norme etiche
“Nel Regno Unito un parlamentare viene destituito dall’incarico tutte le volte in cui al momento delle elezioni o successivamente diventi un Lord Spirituale (vescovi che sono anche membri della Camera dei Lord, ndr), un giudice, un funzionario, un membro delle forze di polizia o che ricopra una serie di altri incarichi considerati incompatibili” spiega il costituzionalista Antonio D’Andrea. Il conflitto di interessi viene trattato come norma deontologica e di autoregolamentazione, ma è comunque vincolante per i suoi destinatari. Esistono sette principi sulla base dei quali vengono valutati i comportamenti di chi assume cariche pubbliche, di qualsiasi livello, e tra questi compare l’obbligo di assumere decisioni esclusivamente nell’interesse pubblico (Selflessness), di essere il più trasparenti possibili sulle proprie decisioni (Opennes) e di dichiarare e risolvere gli interessi privati quando sono in conflitto con i propri compiti pubblici (Honesty). “I ministri sono tenuti ad evitare non soltanto che insorgano conflitti tra la carica pubblica e i loro interessi privati, ma anche che vi sia l’apparenza di un possibile conflitto”, continua D’Andrea.

Sia per i membri del governo che per i parlamentari è inoltre obbligatoria la dichiarazione pubblica dei propri interessi (disclosure of interests) presso un apposito registro.

Spagna, vietata la professione privata
Solo la Spagna, in Europa, vieta ai parlamentari di svolgere anche una professione privata. La legge “stabilisce tre distinte categorie di attività: quelle incompatibili in ogni caso, quelle compatibili previa autorizzazione e quelle che non richiedono autorizzazione” spiega D’Andrea. Anche qui è previsto l’obbligo per i parlamentari di dichiarare le attività svolte e il patrimonio posseduto, così come le relative variazioni durante la legislatura, che vengono custodite in un apposito registro soggetto a trasparenza. È previsto inoltre una sorta di blind trust, ovvero l’affidamento ad un curatore della gestione degli interessi di chi assume la carica pubblica per tutto il periodo del mandato e per i due anni successivi. Il Governo Zapatero ha approvato una riforma chiamata del “buon governo” che, tra le altre novità, ha inasprito le sanzioni che per le infrazioni particolarmente gravi prevedono anche la destituzione dall’incarico, l’obbligo di restituire il denaro percepito indebitamente, la mancata erogazione della pensione e l’impossibilità di accedere ad altre cariche per un periodo che va dai 5 ai 10 anni. L’entità della sanzione è proporzionata ai danni arrecati ai cittadini.  “La Spagna ha compiuto un serio sforzo per regolare i conflitti di interesse” scrive l’Ocse, pur sottolineando che la reale attuazione delle leggi è rimasta “decisamente lontana dagli obiettivi prefissati”.

I regali per politici. In Italia nessun limite
Solo in Italia non c’è alcuna norma che stabilisce limiti e divieti sui regali per i parlamentari. Negli Stati Uniti tutti i candidati al Congresso devono dichiarare i doni di valore superiore ai 250 dollari ricevuti l’anno precedente, da loro stessi, dal coniuge o dai figli, a qualsiasi titolo e da parte di chiunque, ad esclusione dei parenti.

Nel Regno Unito i membri del parlamento devono dichiarare ogni regalo il cui valore superi l’1% del loro salario, in Germania devono rendere pubblica l’informazione quando il regalo supera il valore di 5mila euro, mentre i Francia i membri del parlamento devono dichiarare ogni regalo, qualunque sia il suo valore.