Lavoro & Precari

Auchan, 1.420 licenziamenti in Italia. Sindacati: “Politiche aziendali sbagliate”

La catena di ipermercati francese motiva la decisione sostenendo che al Sud è penalizzata da "pratiche di concorrenza sleale". Ma secondo la Uiltucs "se il mercato è drogato, devono essere potenziati i controlli, non possono essere i lavoratori a farne le spese". Il 9 maggio sciopero in tutti i punti vendita del Paese

La catena di ipermercati francese Auchan, che in Italia dà lavoro a oltre 11.400 dipendenti e ha 51 sedi, ha annunciato 1.426 licenziamenti.  I sindacati hanno proclamato una giornata di sciopero per il 9 maggio in tutto il Paese e non escludono ulteriori mobilitazioni. Gli esuberi, si legge in una nota della Cgil di Bergamo, saranno “distribuiti in maniera omogenea tra nord, sud e centro Italia e non, invece, concentrati al sud, come inizialmente previsto”. Tuttavia ben 267 posti di lavoro sono a rischio in Sicilia, dove la società conta 1.137 lavoratori in sei punti vendita.

Il sindacato ricorda nel comunicato che il 12 marzo la trattativa in corso per superare la crisi interna all’azienda aveva subito una battuta d’arresto di fronte alla richiesta di Auchan di procedere a deroghe al contratto nazionale in materia di demansionamento, rinuncia alla quattordicesima mensilità strutturale per il sud e temporanea per i punti vendita del nord e sospensione degli scatti di anzianità e del contratto integrativo.

Luisella Gagni, della Filcams-Cgil di Bergamo, ha detto che “Auchan Italia continua a prendere unilateralmente le sue decisioni, senza mostrare alcuna intenzione di tornare al tavolo della trattativa. Con le assemblee e con la mobilitazione cercheremo di mandare un segnale chiaro di contrarietà all’azienda. Siamo rimasti sorpresi sia dal volume dei tagli che dalla velocità con cui sono stati avviati”. Secondo Marianna Flauto, segretaria regionale dell’Unione italiana lavoratori turismo commercio e servizi (Uiltucs), “il modo di gestire l’azienda è incomprensibile. Se Auchan ha registrato perdite, queste sono il frutto di politiche aziendali sbagliate“. Tra le ragioni dei licenziamenti la società indica infatti “pratiche di concorrenza sleale” in voga prevalentemente nel Meridione, dove nella grande distribuzione molti operatori economici non applicano i contratti collettivi di categoria nazionale, oppure utilizzano i contratti part-time anche se il personale lavora full time. “Se il mercato è drogato devono essere potenziati i controlli, non possono essere i lavoratori a farne le spese“, attacca Flauto.

Dal canto suo Antonio De Poli, vicesegretario vicario Udc, intende presentare un’interrogazione parlamentare indirizzata al ministero del Lavoro guidato da Giuliano Poletti per chiedere al governo di “aprire subito un tavolo istituzionale” e “porre in essere tutte le azioni necessarie a tutela dei lavoratori e delle rispettive famiglie”.