Politica

Cosimo Mele, mollato dal Pd si ritira e accusa: ‘La politica perdona solo chi ruba’

"Una coltellata". Parla l'ex onorevole Udc che otto anni fa ha anticipato gli scandali privati della Terza Repubblica a base di escort e cocaina. Risorto come sindaco di Carovigno, si è dimesso e poi ricandidato con il sostegno del Pd. Michele Emiliano, in corsa alle regionali, lo viene a sapere e richiama all'ordine i dem. Lui si fa da parte e sbotta: "La politica perdona i ladri, non chi ha commesso errori senza danneggiare nessuno"

“Mi faccio da parte. Gli eletti che rubano e fanno le peggio cose sono tollerati e riveriti, quelli che commettono errori nella vita privata sono marchiati a vita, perché nulla gli si perdona”. E’ un diesel che ha fatto il pieno di rabbia Cosimo Mele, l’ex parlamentare Udc che nel 2007 – prima di tutti gli scandali da Marazzo fino alle Olgettine – era balzato agli onori delle cronache per una storia a base di coca ed escort. Il fatto è che “Mimmo” ha ritenuto (e ritiene) di aver espiato le colpe romane ripartendo da zero, dall’amministrazione locale di Carovigno, il paese d’origine che lo ha voluto sindaco nel 2013. E ancora lo vorrebbe, giura lui. E tuttavia, otto anni dopo, la politica con la “P”  (e la “D”) maiuscola ha deciso di riportarlo alla casella di partenza dell’hotel Flora di Roma, dove si consumò la storiaccia di droga e prostituzione. E lui, arreso ma non sconfitto, si fa da parte (per ripartire).

Breve riassunto. Sparito dai radar della politica nazionale, Cosimo Mele è tornato alla ribalta due anni fa, quando ha espugnato Carovigno con il 53,4% di voti. Ma si è dimesso, a sorpresa, il 23 febbraio scorso. Niente scandali, stavolta. “C’erano dei dissapori nella giunta, ho capito che non avevo più la maggioranza e ho ritenuto di dovermi fare da parte”. Alla Mele però, che vuol dire ripartire un minuto dopo. Stavolta – potere di Cosimo, che sa muovere amicizie, poltrone e gruppi di potere locale – convogliando attorno a sé i potentati locali del Pd. Lo viene a sapere Michele Emiliano, segretario regionale in corsa per la Regione, che intima ai colleghi carovignesi di mollare l’ex sindaco o rinunciare al logo del partito. O lui o voi, è il messaggio. Il Pd locale obbedisce, e Mele si fa da parte pagando ancora pegno all’antico errore. Non prima però d’aver messo in pista un pupillo che ne raccolga l’eredità, in termini di voto, e magari lo ripaghi offrendogli la terza occasione. Ma queste sono cronache locali futuribili. Quello che conta, a sentire il diretto protagonista, è la storia che si è già scritta.

sondaggi gli darebbero la vittoria in tasca, questo il punto. “Lo sanno tutti che stravincerei ed è il segno più forte del mio riscatto umano e politico. Non so davvero quanti rinuncerebbero”, spiega. “Ma – precisa – non  lo faccio per fare un regalo al Pd. Sono anzi convinto si possa governare meglio insieme, perché le persone con cui sono a stretto contatto sono capaci, degne e sicuramente all’altezza della situazione”. E’ la politica che lo ha risucchiato nel passato. “Una coltellata“, dice. “ Ogni volta che questa storia viene a galla sono pugnalate che fanno lo stesso male. Mi hanno ferito, certo, ho quattro figli e a loro devo render conto. Ma la ferita vera è per la città, per la gente che non capisce le regole della politica e il potere della sua doppia morale, quella che perdona tutto a chi ruba e nulla a chi sbaglia nel privato, senza danneggiare nessuno. Un’ipocrisia nazionale su cui sarebbe bene riflettere. Su di me hanno scritto un’enciclopedia, su certi candidati in corsa oggi si potrebbero scrivere almeno libri”.

A parole non porta rancore. Giura di non avercela con Emiliano, che sul suo capo ha messo il veto: “Non può accadere che accordi politici a livello cittadino vengano assunti senza tenere conto delle evidenti implicazioni politiche negative su tutto il Pd”. Punto. “Michele evidentemente ha fatto quello che si sentiva di fare, se non fosse candidato non sarebbe successo nulla. Forse non voleva ritrovarsi l’imbarazzo tra i piedi” è la risposta serafica dell’ex onorevole. Il punto ora è la terza vita di Cosimo Mele. “Torno al mio lavoro di imprenditore. Se poi il candidato sindaco riterrà di chiamarmi sarò lieto di dare un contributo per portare avanti il poco di buono che ho fatto finora. Non come assessore, come consigliere”. Parla di Massimo Lanzillotti, 34 anni e una laurea della Bocconi in tasca, come fosse altro da sé. E invece sa , Cosimo dalle tante vite, che continuerà a fare politica attraverso di lui. Con o senza l’avvallo del Partito Democratico. E della morale nazionale.