Cronaca

Immigrazione, Galantino (Cei): “L’Europa se ne lava elegantemente le mani”

Il segretario generale della Conferenza episcopale, parlando di immigrazione a Radio Vaticana, dice anche: "Aspetto il momento in cui gli Stati Uniti, l’Europa ed altri dicano almeno una parola, almeno una di autocritica su quello che hanno fatto negli anni passati"

“Non abbiamo i fondi né il sostegno politico per lanciare operazioni europee di salvataggio, dobbiamo essere franchi, la Commissione Europea non può fare da sola; non abbiamo la bacchetta magica”. Forse a questa rassegnata dichiarazione della portavoce Natasha Bertaud oggi il segretario generale Cei Nunzio Galantino. Parlando di immigrazione a Radio Vaticana, dopo la tragedia dei cristiani gettati in mare dai musulmani, risponde con una staffilata: “Non trovare soluzioni alternative “all’intervento armato” o alle “braccia allargate”, è per i paesi europei “un modo elegante per lavarsi le mani di fronte ad una dramma che sarà sempre più insopportabile dall’Italia”. Ma non solo, l’alto prelato punta il dito anche contro le politiche del passato: “Aspetto il momento in cui gli Stati Uniti, l’Europa ed altri dicano almeno una parola, almeno una di autocritica su quello che hanno fatto negli anni passati. Se siamo seri dobbiamo dire anche che gran parte di queste situazioni sono state favorite, se non proprio create da tipi di interventi incauti, da interventi dietro i quali stiamo scoprendo un poco alla volta che c’erano soltanto interessi: altro che voglia di esportare valori, altro che voglia di esportare democrazia”.

Galantino, commentando su quanto cercando di far luce la Procura di Palermo, parla di “un passo avanti verso l’imbarbarimento, nella strumentalizzazione della religione”. Dietro l’episodio ci sono “contrasti individuali” che “con la religione non hanno nulla a che fare”. “C’era da aspettarselo. Alcuni discorsi che finora erano stati tenuti sul piano ideologico e l’ideologia andava ad alimentare alcuni comportamenti tenuti da elementi più o meno strutturati, più o meno tenuti insieme da gruppi, da associazioni, da clan; adesso questo tipo di discorso di rivendicazione, questo tipo di contrapposizione purtroppo basata sulla religione ma che con la religione non ha niente a che fare, viene speso a livelli spiccioli e di contrasti individuali”.

Per il segretario generale dei vescovi italiani “quando gente che vive la stessa situazione di difficoltà, qual è quella di coloro i quali stanno su un barcone e tentano di raggiungere un posto che dovrebbe essere di speranza, addirittura strumentalizzano l’esperienza religiosa e il credo religioso per dover far prevalere il proprio pensiero, la propria situazione, vuol dire che sono stati interiorizzati certi ragionamenti”. Sull’atteggiamento dell’Europa di fronte a questi drammi commenta: “Dire deluso, è troppo poco”.