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Usa-Cuba, Obama: “Guerra fredda è finita”. Castro: “Non ha colpe su passato”

Al summit delle Americhe il primo incontro tra i due presidenti. L'ultima volta era stato nel 1956 tra Eisenhower e Batista. Kirchner (Argentina): "E' il segno del trionfo della rivoluzione cubana". Roussef (Brasile): "E' l'inizio di una nuova era"

Barack Obama e Raul Castro si stringono la mano e chiudono un capitolo di storia durato decenni. I due presidenti di Usa e Cuba hanno partecipato, per la prima volta insieme, al settimo summit delle Americhe a Panama e dato il via ufficialmente a quella che è una nuova fase nei rapporti tra le due nazioni. Prima c’è stato l’incontro davanti all’assemblea, poi un faccia a faccia in privato al termine dei lavori. “Siamo disposti a discutere di tutto ma c’è bisogno di pazienza, molta pazienza”, ha detto Castro. L’ultima stretta di mano era stata nel 1956 e i protagonisti allora erano Eisenhower e Batista. Dopo quell’incontro sarebbe iniziato un lungo periodo di tensioni e scontri: la “cortina di ferro” che divideva l’Europa, la tensione nella Baia dei Porci con i missili russi pronti a intervenire contro le minacce statunitensi, fino ai lunghi anni di blocco commerciale. Oggi i due presidenti provano a lasciarsi tutto alle spalle.

“Guardiamo al futuro, questa è un’occasione storica”, ha detto Obama. “Non sono interessato a combattere battaglie iniziate prima che nascessi. La guerra fredda è finita da tempo”. Solo a dicembre scorso, il presidente americano aveva annunciato l’intenzione di proporre al Congresso il voto per eliminare l’embargo contro Cuba. “Tutti hanno un debito con noi”, ha detto invece Raul Castro, “tranne il presidente Obama. Lui non è responsabile per i dieci Capi di Stato che lo hanno preceduto”. Castro ha confermato la sua “disposizione al dialogo rispettoso e alla coesistenza” con Washington. Nel suo intervento ha anche scherzato sul “grande sforzo” che gli è stato necessario per limitare il suo discorso agli otto minuti consentiti dal protocollo: “Era ora che io potessi parlare qui. Siccome ci sono sei summit da cui siamo stati esclusi, sei per otto fa 48 minuti di intervento”. Obama ha anche detto di avere l’intenzione di chiedere la rimozione di Cuba dalla lista dei Paesi che supportano il terrorismo: “Non avremmo mai dovuto essere in quell’elenco”, ha ribattuto il presidente cubano.

Nel corso del summit è intervenuta anche la presidente brasiliana Dilma Roussef che ha elogiato “il coraggio” dei due presidenti: “Il riavvicinamento tra Stati Uniti e Cuba”, ha detto, “apre una nuova era nelle Americhe, in cui tutti i Paesi del continente dovranno capire che nessuno può imporre alcunché agli altri”. Entusiasta anche la presidente argentina Cristina Fernandez de Kirchner: “Il riavvicinamento costituisce un trionfo della rivoluzione cubana. Obama ha detto che non gli piace la storia, ma la storia ci aiuta a capire quello che succede. Se Cuba è seduta oggi con noi è perché ha lottato durante 60 anni con una dignità senza precedenti”.

La stretta di mano fra Obama e Castro e il clima cordiale e diplomatico in cui si è svolto il vertice delle Americhe contrastano fortemente con la tensione fra i delegati cubani ufficiali e i rappresentanti oppositori che ha segnato il “foro della società civile“, sfociata anche in scontri e tafferugli. La situazione è diventata talmente ingestibile che due delle commissioni del foro – “governabilità democratica” e “partecipazione cittadina” – non hanno potuto presentare un documento finale sul loro dibattito, mentre la delegazione ufficiale cubana ha disertato la sessione di chiusura per protestare contro la presenza di “mercenari pagati per sovvertire il nostro sistema“. I rappresentanti dell’Avana, di fatto, avevano annunciato già da mercoledì scorso che a Panama “non sarà legittimato nessun dialogo con la controrivoluzione”, perché consideravano “inammissibile la presenza a di mercenari venduti ai nemici storici della nostra nazione”. La tensione verbale fra pro e anti castristi è rapidamente diventata violenza: agli spintoni e agli insulti dei pro governativi contro gli oppositori davanti alla sede del foro, hanno fatto seguito i tafferugli registrati quando un gruppo di anticastristi ha voluto rendere omaggio a una statua di José Martì -eroe nazionale dell’isola – ed è stata circondato da militanti pro governativi. Qui gli scontri sono stati più violenti: la polizia ha fermato 12 persone.