Lavoro & Precari

“Jobs attack”, il cortometraggio sul lavoro girato da un macchinista

La pellicola sarà presentata sabato 11 aprile allo spazio espositivo Sms di Pisa. Simone Bianchi, ferroviere da venti anni, racconta a ilfattoquotidiano.it: "Mi sono avvicinato al mondo del cinema dopo che Monti disse che il posto fisso era monotono"

La tragedia del lavoro raccontata da chi la vive nel quotidiano. Sabato 11 aprile, allo spazio espositivo Sms di Pisa, sarà presentato in anteprima il cortometraggio “Jobs attack. Che fortuna un posto di lavoro!“. A dirigere le operazioni dietro la macchina da presa, non stava un allievo di scuola di cinema o un navigato regista: il maestro d’orchestra di “Jobs attack” è Simone Bianchi, macchinista ferroviario.

Livornese, classe 1972, da più di vent’anni è alla guida dei treni. Ad innescare la svolta, a spingerlo verso l’avventura del cinema, è stata una frase dell’allora premier Mario Monti, nel 2012. “I giovani devono abituarsi all’idea di non avere più il posto fisso a vita – aveva affermato il Professore – Diciamo la verità, che monotonia. E’ più bello cambiare e accettare delle sfide”. “Quando ho sentito quelle parole – racconta Bianchi – ho provato un forte senso di ingiustizia e ho sentito l’esigenza di rispondere in qualche modo”. La sera stessa, il macchinista di Livorno era già all’opera sulla sceneggiatura del suo primo cortometraggio, “La giostra” (guarda il trailer). Nelle riprese di “Jobs attack“, per altro, Bianchi si è avvalso della collaborazione di Daniele Durante, collega macchinista appassionato di fotografia.

Il cortometraggio, della durata di 17 minuti, mette in scena un colloquio, al limite del paradossale, tra un sindacalista e il direttore della sua azienda. Pellicola dai contenuti forti, la visione di “Jobs attack” è vietata ai minori di 18 anni. Nella locandina del film, un gruppo di lavoratori stanno in piedi, lo sguardo perso nel vuoto, dietro un filo spinato insanguinato. “Ho voluto rappresentare – spiega il regista – a livello umano più che politico, i rapporti di forza che intercorrono tra impresa e lavoratore, la violenza della classe imprenditoriale nei confronti degli ultimi”. Il titolo del cortometraggio fa riferimento esplicito al Jobs Act di Matteo Renzi, che secondo l’autore non fa altro che rafforzare la posizione dell’azienda a danno del dipendente. “Il film non è un’offensiva rivolta solo contro il Jobs Act – precisa Bianchi – ma, più in generale, un attacco alla forma mentale della nostra civiltà, alla distruzione del welfare, alle politiche neoliberiste, al clima di terrore instaurato dai media”.

Il potere dei mezzi d’informazione, per altro, è al centro del primo cortometraggio di Simone Bianchi, “La giostra“, uscito nel 2013. Mentre “Jobs attack” è caratterizzato da un messaggio più forte, il primo cortometraggio di Simone Bianchi racconta in chiave tragicomica la storia del protagonista, l’impiegato Barozzi, un uomo narcotizzato dalla televisione. “Oggi licenziato è bello. E’ per il bene del Paese, l’ho visto alla tv – dice il protagonista della pellicola – Il lavoro non è un diritto, è come una giostra che gira: appena si libera un posto, ci saltiamo sopra”.