Tecnologia

Google, rischio multa di 6 miliardi per abuso di posizione dominante

L'Ue sta preparando una comunicazione degli addebiti e se non si arrivasse a un accordo potrebbe chiedere il 10% sui ricavi annui, sanzione appellabile davanti alla Corte europea

L’Europa continua a essere un mercato difficile per Google. Secondo quanto scrive il Wall Street Journal, l’Antitrust del Vecchio continente sarebbe in procinto di aprire una nuova procedura contro la società di Mountain View. L’accusa è sempre quella di abuso di posizione dominante. Per questo l’Antitrust ha chiesto ai soggetti che hanno mosso le accuse contro Google il permesso di pubblicare alcune delle informazioni depositate. Il pericolo per il motore di ricerca è che si arrivi a una clamorosa sanzione del 10% sui ricavi annui, circa sei miliardi di dollari. L’Unione europea sta preparando una comunicazione degli addebiti verso Google che potrebbe dare il via a indagini più approfondite che potrebbero durare anche anni. E se non si arrivasse a un accordo alla fine potrebbe scattare la sanzione rispetto alla quale comunque Google potrebbe fare appello alla Corte europea.

L’ipotesi della multa non è da fantascienza. Esiste infatti il precedente di Microsoft che nel 2012 ha sborsato 1,7 miliardi di euro. Il cammino è ancora lungo, ma vicende di questo tipo costituiscono un problema serio per le società al di là delle possibili sanzioni. Le aziende infatti iniziano a muoversi con più lentezza in alcuni mercati ritardando per esempio il lancio di nuovi prodotti che devono prima passare il vaglio accurato degli uffici legali. L’antitrust per Google ha rappresentato un serio problema anche negli Usa. Mountain View nel 2013 ha firmato un accordo con l’ente Usa che, oltre a chiudere anni di indagini, ha costretto il motore di ricerca a modificare i propri comportamenti in tema di gestione brevetti, campagne di advertising e indicizzazione dei risultati.

In particolare Yelp e TripAdvisor avevano denunciato comportamenti anticoncorrenziali che portavano a una penalizzazione dei propri link che non apparivano nei primi posti delle ricerche degli utenti. Secondo la Federal trade commission il comportamento di Google ha provocato un danno ai consumatori e all’innovazione. In novembre poi il parlamento europeo ha approvato una risoluzione non vincolante secondo la quale Google dovrebbe separare le attività del search engine (che gestisce circa il 90% delle ricerche degli utenti europei) da quelle degli altri servizi aziendali. Anche in questo caso i competitor di Google hanno chiesto alla Ue di indagare riguardo ai risultati delle vertical search, le ricerche su un tema specifico, il modo in cui la società utilizza i contenuti di altri siti per i suoi servizi, l’esclusiva di Google per vendere la pubblicità legata alle parole chiave e i modi con cui viene impedita la possibilità di spostare le campagne degli inserzionisti su altri motori. Recentemente anche Obama si era espresso sui contrasti fra aziende Usa ed Europa. In un’intervista a Re/code si era espresso contro il comportamento degli europei che, secondo il presidente Usa, reagiscono con tasse e regole per difendersi dalla capacità di innovazione dei giganti high tech americani.