Media & Regime

Trieste, all’asilo il “gioco del rispetto” ma per i media sono “lezioni porno”

Un kit ludico-didattico, ideato da una psicologa e una insegnante, contenente undici diversi giochi tra cui anche una fiaba illustrata e delle schede ha scatenato una polemica. Il sindaco contro i parlamentari che hanno sollevato il caso: "Non si può fare a meno di pensare che alcuni di questi avrebbero più bisogno del Gioco del Rispetto di quanto ne abbiano i nostri bambini..."

“Giochi osé all’asilo” (Il Piccolo), “follia dei giochi gender” (Il Giornale), “lezioni porno all’asilo” in cui i bambini sono “invitati a toccarsi le parti intime” (Libero). È polemica sul progetto denominato “Il gioco del rispetto”, destinato alle scuole d’infanzia, a cui ha aderito il comune di Trieste. Una polemica fondata su una cortina di disinformazione: a leggere le schede dell’iniziativa, infatti, si può constatare come il significato del progetto abbia ben poco a che vedere con l’educazione sessuale dei bambini.

Nato nell’ambito delle attività volte alla prevenzione delle violenze sulle donne, l’iniziativa vuole mirare a combattere le discriminazioni di genere. Come? Per mezzo di un kit ludico-didattico, ideato da Lucia Beltramini (psicologa e ricercatrice) e Daniela Paci (insegnante), contenente undici diversi giochi, una fiaba illustrata e delle schede attraverso cui gli insegnanti possono raccogliere i risultati ottenuti.

I giochi, di varia natura, mirano tutti a “superare gli stereotipi di genere” che sono alla base, come precisano le curatrici dell’iniziativa, “di molte discriminazioni”. Si spiega così il gioco dove bisogna mettere assieme le coppie di carte con sopra raffigurato il medesimo mestiere, laddove in una il lavoro è svolto da una figura femminile mentre nell’altra da una maschile: la casalinga si accompagna al casalingo, il calciatore alla calciatrice, l’idraulico all’idraulica, mettendo così in discussione ruoli che vengono solitamente considerati esclusivi di uno dei due generi.

Ma sono altri i giochi ad essere finiti al centro delle polemiche: in uno di questi si parla di “travestimenti”. A ilfattoquotidiano.it Benedetta Gargiulo, presidente dell’associazione Laby che ha curato il progetto, precisa di cosa si tratta: “La parola travestimento – agli occhi dei maliziosi – significa in automatico qualcosa di sporco e sconveniente, ma il mascherarsi è uno dei giochi delle scuole d’infanzia e tutti i bambini praticano questa attività. Noi abbiamo solo aggiunto la possibilità che i bambini possano travestirsi da professioni che normalmente, stereotipicamente, vengono svolte dal sesso opposto. Ma non costringiamo nessuno a farlo contro la propria volontà, ed è tutto mediato dagli insegnanti che lavorano nelle scuole”.

Le polemiche sono, a detta loro, pretestuose: “Tutte le famiglie coinvolte nell’iniziativa partecipano a una riunione informativa dove gli insegnanti raccontano il progetto – che, ricordo, è facoltativo e non obbligatorio – e dove si possono guardare i materiali liberamente”. Proprio un genitore, dopo aver letto il libretto con la descrizione dei giochi, ha scritto un articolo polemico sul settimanale cattolico Vita Nuova. Da lì, la notizia è rimbalzata sul quotidiano locale Il Piccolo, per poi finire sui media nazionali (Libero, Giornale, Repubblica) e internazionali (The Guardian e la redazione statunitense dell’Huffington Post).

In questo passaparola i travisamenti, però, sono stati molti, commessi più o meno in malafede: il gioco dove i bambini si ascoltano i rispettivi battiti cardiaci per comprendere come i loro corpi funzionino allo stesso modo diventa così un “toccarsi le parti intime”, e l’utilizzo dello stetoscopio – che avrebbe dovuto servire ad ascoltare meglio il cuore altrui – legittima alcune voci critiche a dire che ci si trova al cospetto del “gioco del dottore”.

Da lì il putiferio: nelle opposizioni si è parlato di un esposto in Procura (Claudio Giacomelli, FdI), di un’interrogazione al ministro dell’Istruzione (Sandra Savino, FI), di chiedere le dimissioni dell’assessore all’Educazione del comune (Barbara Zilli, Ln), mentre sui social network si è occupato del caso anche il leader del Carroccio Matteo Salvini, che ha attaccato il “mondo al contrario” in cui si vorrebbe negare che “il maschietto è maschietto, la bimba è bimba”.

A loro ha ribattuto il sindaco di Trieste Roberto Cosolini (Pd): “Le testimonianze di supporto sono tantissime, dall’Italia e dall’estero. Certo non sono urlate con toni inaccettabili e offensive mistificazioni come quella di Libero o di alcuni parlamentari, che evidentemente non hanno modo migliore di guadagnarsi il loro elevato stipendio”, osserva amaro il sindaco, che conclude: “Non si può fare a meno di pensare che alcuni di questi avrebbero più bisogno del Gioco del Rispetto di quanto ne abbiano i nostri bambini…”.