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Isis, Jihadi John in un messaggio dalla Siria: “Chiedo scusa alla mia famiglia”

Lo riporta il Sunday Times, secondo cui però il boia dell'Isis sarebbe dispiaciuto per "i problemi e i guai che la rivelazione della sua identità hanno causato" a genitori e parenti. Intanto la Bbc racconta che, nel 2009, l'allora ventenne fu espulso dalla Tanzania perché venne trovato ubriaco in aeroporto

Jihadi John, il boia dell’Isis, ha chiesto scusa alla sua famiglia. Secondo quanto riportato dal Sunday Times, in un messaggio inviato dalla Siria, Mohammed Emwazi (questo il suo vero nome) ha fatto sapere di essere dispiaciuto per “i problemi e i guai che la rivelazione della sua identità hanno causato” a genitori e parenti. Intanto la Bbc racconta che l’uomo fu espulso dalla Tanzania nel 2009 perché ubriaco.

Il domenicale del Times sottolinea che il messaggio di scuse sarebbe legato più che altro a ragioni religiose che non a un pentimento: in base al Corano, infatti, chi disobbedisce o crea preoccupazioni ai propri genitori può finire all’inferno. La famiglia del ventiseienne, laureato in scienze informatiche in un’università londinese, vive ora sotto la protezione della polizia britannica nel Regno unito, tranne il padre che si trova in Kuwait dove il governo locale gli ha chiesto di dissociarsi apertamente dal figlio. Lo scorso 3 marzo, secondo il Telegraph, il signor Jaseem aveva definito il figlio “un cane” nel corso di una telefonata con un collega, a cui aveva anche confessato di sperare che John venisse ammazzato e di essere disperato per la vergogna causata a tutta la famiglia.

Nelle ultime ore è emersa intanto un’altra notizia sul boia dell’Isis. A riportarla è la Bbc, secondo cui Jihadi John venne espulso dalla Tanzania nel 2009 per ubriachezza e per aver provato a immigrare illegalmente nel Paese. “Al suo arrivo nello scalo si comportava come un ubriaco”, ha spiegato un agente del servizio immigrazione del Paese africano, aggiungendo che Emwazi, allora ventenne, aveva “portato il caos nell’aeroporto” di Dar Es Salaam. Il poliziotto ha smentito la versione dello stesso Jihadi John, che aveva raccontato di essersi recato sei anni fa per un safari in Tanzania e che al suo arrivo nello scalo africano era stato fermato, arrestato e interrogato con l’accusa di volersi arruolare nelle milizie di al Shabaab, legate ad al Qaeda. Secondo l’agente, invece, il ragazzo era stato portato in cella, ma solo per riprendersi dalla sbornia. Poi era stato espulso.