Ritratti

Claudio Amendola: “Il vero male dell’Italia? La ‘mascalzonaggine’, travestita da furbizia”

"Quando dico 'una risata vi seppellirà' mi riferisco soprattutto ai potenti, ai guasconi e a tutti i furbi", ha detto l'attore a FQ Magazine. "La situazione politica del Paese è tragica: smentisco categoricamente di aver votato Renzi, io non sono un elettore PD"

Tutto comincia da Sergio, il suo ultimo personaggio interpretato, quello del film Noi e la Giulia di Edoardo Leo, che potremmo definire un rosso antico, uno fuori tempo e fuori moda, un ex comunista che però lo è ancora, uno che nonostante la delusione e il disincanto continua a battersi per la giustizia sociale e contro i soprusi e canta canzoni di lotta gridandole dentro la cappa di un camino. Insomma, il ritratto sputato di Claudio Amendola, romano e romanista, figlio d’arte nato da papà Ferruccio e mamma Rita Savagnone, tre figli pure lui, il minore con Francesca Neri con la quale è sposato dal 2010, passato indenne per la commedia anni ottanta dei Vanzina, diretto poi da registi quali Citti, Labate e Virzì, mattatore de I Cesaroni, conduttore de Le Iene e pure giudice di Amici. Ma sempre uomo di sinistra, con tanta nostalgia, proprio come Sergio. Del resto è lui stesso a dire “lo conosco bene Sergio perché lo sono stato e lo sono ancora”.

Forse un po’ fuori moda visti i tempi..
Certo, Sergio è un personaggio molto demodé, ma per me invece ancora molto di moda perché mi somiglia tantissimo. Conosco il suo dramma interiore e la sua rabbia repressa, quella sua nostalgia e quell’amarezza che credo anch’io di condividere con tante persone che ormai si nascondono e che forse non vanno neanche più a votare. E invece mi sembra arrivato il momento di tornare a farlo.

Si riferisce a qualcuno in particolare o è un j’accuse generico?
Mi riferisco a molti amici ma anche a tante persone che magari frequento meno, ma che quando mi capita di incontrare, anche con loro ci si scambia un’occhiata di amarcord, un po’ di “sogno rattrappito” per citare un testo di Giorgio Gaber intitolato Qualcuno che era comunista a chi è sentimentale come me racconta bene la situazione parlando di “gabbiani ipotetici”, quelli che “avevano aperto le ali senza essere capaci di volare”.

A proposito di elezioni, ma è vero che lei aveva votato Renzi alle primarie del PD?
Smentisco categoricamente perché io le primarie non le ho fatte dal momento che non sono un elettore del PD e infatti poi ho votato SEL. Non ho nulla più di SEL da votare, nulla che sia più a sinistra.

Quindi a un comunista convinto, come appare questo nostro momento politico e che opinione si è fatto di un presidente del consiglio come Matteo Renzi?
La situazione politica attuale è a dir poco decisamente tragica. E in particolare sull’altro fronte mi infastidisce soprattutto quella che definisco e trovo l’espressione più arrogante, che al confronto fa impallidire persino Forza Italia, e questo è veramente stancante.

Ad ogni modo il patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi pare sia andato…
È saltato sì, ma già il solo fatto di averlo pensato nel nome di una governabilità finta… vabbè, basta, non ne posso più, sono diventato proprio come Sergio, purtroppo siamo rattrappiti…

Non si rattristi troppo adesso, non è nel suo stile…
Assolutamente no, devo dire che oggi a 52 anni cerco di affrontare le cose peggiori che mi succedono con il sorriso sulle labbra, per me è uno stile di vita, e anche l’unico modo per andare avanti. Per cui forse è meglio buttarla in caciara con un po’ di ironia, perché con l’arma dell’ironia e della risata si possono affrontare tutti i problemi.

Quindi anche al cinema ridere fa bene, rivalutiamo la commedia?
La commedia italiana è un eredità pesantissima per tutti noi, perciò credo che ci vogliano dei film che ne cavalchino l’eredità ma con un’ironia e una comicità mai sopra le righe, mai fine a se stessa e mai volgare, al contrario di molte commedie che invece vedo adesso al cinema.

Per questo lei dice, e sarebbe bello che avvenisse, che “una risata li seppellirà”?
Sì, e quando dico così mi riferisco ai soprusi, ai potenti, ai guasconi e soprattutto a tutti i furbi. È questo è il vero male dell’Italia: la furbizia degli italiani, ovvero quella millantata furbizia che invece in realtà è solo mascalzonaggine.

Se ne volessimo aggiungere un altro, ci sarebbe anche la mancanza di lavoro
Ed è assurdo che adesso, rispetto a un lavoro che ha accompagnato tutti per tutta la vita, si voglia contrapporre come valore aggiunto il fatto di cambiarlo o di diversificarlo: è una cazzata che non ha precedenti. Era così bello avere un lavoro, sapere di saperlo fare e poterlo migliorare e tramandarlo…

Ma dicono che oggi il lavoro a tempo indeterminato sia fuori moda, un po’ come Sergio…
Sì e vallo a dire a quelli che ce l’avevano e adesso stanno a casa perché l’hanno perso. Io ho troppa barba bianca per farmi fregare da queste cose qua.

Però è amareggiato…
Purtroppo a fare male è soprattutto la grande perdita di rappresentanza, di chi ha pensato comunque di essere una parte di questo paese e invece ti accorgi che non lo sei e che forse non lo sei neanche mai stato.

Ma quindi, chediamo a Claudio e anche a Sergio che tanto è uguale, cosa bisognerebbe fare per rimettere a posto le cose?
Quello che non è mai stato fatto in Italia: incazzarsi.