Giustizia & Impunità

Expo 2015, Acerbo chiede patteggiamento per corruzione. Come Frigerio e Greganti

L'ex manager della società, arrestato a ottobre per i lavori sulle "Vie d'acqua" vinti da Maltauro, concorda con i pm una pena di tre anni e un risarcimento di 100mila euro. Deciderà il gup. Nello stesso modo era uscita di scena a novembre la "cupola degli appalti" composta dai due vecchi protagonisti di Tangentopoli e dall'ex senatore Grillo

Un altro protagonista delle inchieste sugli applti Expo si appresta a uscire di scena con un patteggiamento. L’ex manager della società Antonio Acerbo, arrestato lo scorso ottobre per corruzione e turbativa d’asta in relazione all’appalto ‘Vie d’acqua sud’, ha raggiunto un accordo con la Procura di Milano per patteggiare una pena di tre anni con l’offerta di un risarcimento da 100mila euro. I pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio, titolari dell’inchiesta, hanno dato il via libera. Altre due persone arrestate con Acerbo hanno chiesto di patteggiare pene fino a due anni e sei mesi con offerte di risarcimento. Si tratta di  Giandomenico Maltauro, consulente della Maltauro SpA, e Andrea Castellotti, dirigente della Tagliabue Spa. Sulle istanze di patteggiamento dovrà esprimersi il gup Ambrogio Moccia.

Secondo l’accusa, il manager di Expo Acerbo, difeso dall’avvocato Federico Cecconi, avrebbe fatto vincere nel luglio 2013 la gara per l’appalto sulle Vie d’acqua del valore di 42,5 milioni di euro a un’associazione temporanea di imprese, capeggiata dalla Maltauro e in cui figurava anche la Tagliabue. In cambio il figlio di Acerbo, Livio, avrebbe ottenuto nel 2012 un contratto fittizio di consulenza da 36 mila euro dalla Maltauro e la promessa di altri 150 mila euro, dopo una iniziale richiesta di 300 mila euro, attraverso un altro contratto ‘schermo’.

Dalle indagini della Guardia di Finanza è emerso anche che sette mesi prima della gara, ossia nell’agosto 2012, Acerbo avrebbe passato a Maltauro e Castellotti una chiavetta usb con dentro “Gli atti progettuali definitivi e riservati” sull’appalto. Il figlio Livio è accusato di riciclaggio e concorso in corruzione in un filone dell’inchiesta ancora aperto, nel quale sono indagati anche un manager della Tagliabue e un architetto. Quanto agli altri due indagati, Giandomenico Maltauro ha raggiunto un accordo con la Procura per patteggiare due anni e sei mesi con un risarcimento da 50 mila euro, mentre Andrea Castellotti ha chiesto di patteggiare due anni con pena sospesa e 30 mila euro di risarcimento.

La società Expo 2015 Spa è parte offesa nel procedimento. Lo scorso novembre, nel primo filone delle indagini, quello sulla presunta “cupola degli appalti”, hanno patteggiato tra gli altri l’ex parlamentare Dc, Gianstefano Frigerio, l’ex funzionario Pci, Primo Greganti, e l’ex senatore Pdl, Luigi Grillo. Aveva patteggiato anche l’ex manager di Expo, Angelo Paris.