Politica

Riforme, Renzi: “Voti anche senza Fi. Anche se rompe rispettiamo Berlusconi”

Il presidente del Consiglio nella sua enews: "Il patto con Forza Italia non è un papiro segreto, ma un accordo alla luce del sole". Bersani: "Ma allargamento non può essere solo spostamento di persone". Intanto in appello è stata annullata la condanna del premier in Corte dei conti

“La Corte dei Conti mi aveva condannato a pagare 14mila euro per un atto della Provincia di Firenze. Ho subito attacchi e sceneggiate del M5S in Parlamento, polemiche violente. Oggi una piccola soddisfazione: l’appello ha annullato la condanna e la verità viene finalmente ristabilita”. Così Matteo Renzi, nella sua enews, ricordando “l’amarezza” per la condanna. Parlando di riforme, invece, il presidente del Consiglio commenta la rottura (almeno apparente) del patto del Nazareno: “Se Forza Italia, che ha sempre difeso” l’intesa “adesso vuole rimangiarselo, buon appetito. Ho sempre detto che voglio fare accordi con tutti e che non ci facciamo ricattare da nessuno. Perché i numeri ci sono anche senza di loro. Spero che dentro Fi prevalgano buon senso e ragionevolezza”.

Bersani: “Allargare Pd non può essere spostamento persone”
Ma mentre il Pd imbarca l’ennesima truppa di esponenti di Scelta Civica il controcanto è di Pierluigi Bersani: “Allargare il perimento del partito va bene, ma dietro deve esserci un progetto”. “Un conto – osserva l’ex leader Pd a Sky Tg 24 – sono le scelte di tipo personale, opportunistico, secondo me sempre disdicevoli; un altro conto è invece quando c’è un passaggio politico”. Quanto successo in questi giorni, aggiunge, deve “consigliare una riflessione sull’assetto politico: io non sono affatto per un Pd più stretto ma sono, se lo si vuole fare più largo, per ragionare politicamente. Perché non può essere solo lo spostamento di persone ma dire con trasparenza al Paese che cosa è cambiato nella politica. Dopo di che, se lo si dice, io sono contento che da centro come da sinistra si possa ragionare su come fare del Pd un grande partito plurale, grande baricentro democratico del sistema”.

Renzi: “Patto rotto? Rispetteremo B come tutti”
Il leader del Pd torna sulle ragioni della spaccatura con Forza Italia: “Il collegamento mentale (con l’elezione per il Quirinale, ndr) è quanto mai curioso. E non solo perché tutti i partiti – anche Fi – negli incontri avevano espresso condivisione per il metodo del Pd. Il punto è che il Patto non è un papiro segreto con dentro chissà cosa (con buona pace di qualche direttorone di giornale che forse ammetterà finalmente di aver scritto una bufala), ma un accordo alla luce del sole”. Ad ogni modo, precisa Renzi, anche se dovesse confermare la rottura del patto, “noi continueremo a rispettare Berlusconi e il suo partito come rispettiamo tutti i partiti che ottengono i voti dei nostri concittadini: il nostro obiettivo non è parlar male dei nostri avversari, ma lavorare bene per l’Italia”.

“Primi segnali di ripresa, l’Italia riparte”
Il capo del governo non rinuncia, come al solito, a sottolineare quelli che definisce “i primi segnali di ripresa“: “L’Italia sta ripartendo, finalmente. Dobbiamo mantenerci prudenti, ma i dati sono davvero interessanti”. Da un lato, sottolinea, “occorre sbloccare tutte le ganasce burocratiche che impediscono miliardi di investimenti e dall’altro, riportare fiducia, ottimismo. E dunque occorre ridare fiducia all’Italia e agli italiani. Ci sono tutte le condizioni perché questo viaggio riprenda insieme: non sprechiamole, non buttiamole via”.

“Segnatevi la data del 20 febbraio”
E Renzi infine fissa sull’agenda la data del 20 febbraio: “Abbiamo chiuso il semestre Ue (e come vediamo, a forza di farsi sentire, qualcosa in Europa si muove davvero), approvato in seconda lettura la legge elettorale, fatto iniziative internazionali in un momento di grande rilievo. Abbiamo mandato avanti corpose riforme: segnatevi la data del 20 febbraio, è importante”. Secondo quanto annunciato in quella data dovrebbe riunirsi il Cdm per l’ok ai decreti della delega fiscale, tra cui quello relativo al tetto del 3%, finito al centro delle polemiche come “norma salva Berlusconi”.