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Tsipras vince perché non fa come la sinistra italiana!

I militanti greci hanno scelto la strada dell’azione solidale diretta. Syriza non si è limitata a criticare l’operato del governo.
Vincono perché hanno mostrato cosa sono capaci di fare per migliorare le condizioni di vita dei greci prima di aver vinto le elezioni, quando ancora in parlamento non contavano niente.
Syriza è l’anima di un vasto movimento, Solidarity4all, che si occupa direttamente di economia alternativa.

Angelo Mastrandrea, sul Manifesto, in un articolo molto documentato, Mense e cliniche la trincea di Syriza, intervista Christo Giovannopoulos uno dei responsabili della struttura solidale: «Abbiamo tre linee principali di azione: il cibo con le mense sociali e  la distribuzione di viveri, la sanità con le cliniche e  farmacie, e  le cooperative. Solidarity4all aiuta i  lavoratori a  recuperare le aziende che chiudono: un fenomeno che è  cominciato qualche anno fa (…) e  attorno al quale si sta strutturando un vero e  proprio movimento”.

Tanto per rendere l’idea dell’impegno colossale che questi compagni si sono assunti basti pensare che in una nazione di 11 milioni di abitanti (quanto Lazio e Campania) hanno sviluppato 2.500 iniziative. Centinaia di cliniche e studi medici offrono cure mediche gratuite, dal dentista, allo psicologo. Negli ambulatori gestiti da medici volontari realizzano anche piccoli interventi chirurgici. Appoggiati da una rete di medici e infermieri all’interno degli ospedali, riescono inoltre a procurare accertamenti e interventi chirurgici clandestini dentro gli ospedali. Una vera e propria resistenza civile che non ha paura di sfidare la legge pur di salvare vite umane.
C’è poi la rete di mense gestite da migliaia di volontari.
La rete offre anche altri servizi essenziali come consulenze legali.
Interessante notare che, laddove i sindaci aderiscono a Syriza, agiscono in supporto alla rete di solidarietà fornendo gratuitamente spazi comunali alla rete solidale.
Parallelamente Syriza ha organizzato un sistema di supporto alle cooperative di operai che hanno occupato le fabbriche continuando la produzione o si sono organizzati in modo autonomo. Si tratta di un sostegno fornito attraverso l’assistenza tecnica e commerciale e con la creazione di mercati dove si vendono o barattano merci e servizi. Come accadde dopo la bancarotta argentina, questo mercato alternativo ha fatto la differenza per milioni di persone che hanno potuto crearsi un reddito d’emergenza.

Gestire questi servizi è evidentemente un impegno immenso; per riuscirci si sono dovuti allestire sistemi di raccolta di medicinali, cibo e altri beni essenziali, arruolare un esercito di professionisti e trovare strutture. Tutte le sezioni del partito sono diventate contemporaneamente punti di coordinamento, farmacie, ristoranti, laboratori e negozi.

La differenza tra Syriza e i progressisti italiani è evidente. Da noi esiste un grande movimento solidale ma nessun partito considera l’azione diretta come un pilastro della sua attività.
La nostra rete del volontariato è notevolissima, una delle più grandi del mondo, e certamente il lavoro quotidiano di milioni di italiani è riuscito ad arginare la sofferenza patita in questi anni da tante famiglie. Ma da noi tutto è frammentato e manca quel coordinamento e quello spirito di rete che caratterizza Solidarity4all e che le dà maggiore potenza di azione, proprio perché dietro ha l’autorevolezza di un partito nazionale presente in parlamento.
La capacità di agire sul territorio e di rispondere in modo autonomo ai bisogni primari delle persone in difficoltà è stato il punto di forza del PCI fino agli anni ’60. Poi il partito ha gradualmente abbandonato questo fronte…

Sento in questi giorni rinvigorirsi dell’idea di creare una nuova formazione politica unitaria a sinistra del Pd… Siryza in salsa italiana… Ma i presupposti sono un’altra volta gran discorsi… Si ripropone l’idea di un partito che dice cose di sinistra e che si dedica ad una giusta opposizione intransigente… Ma non si parla di creare un partito del fare. Avremo ancora leader che si impongono per la parlantina e che poi, quando devono governare, dimostrano di non avere l’esperienza pratica indispensabile.
Io desidero leader che si facciano le ossa sul campo, facendo quadrare i bilanci di cooperative e onlus che funzionano migliorando la vita delle persone subito.

Insomma, a sinistra non si parla di azione diretta e di politica dei piccoli passi… Si profila l’ennesima alleanza chiacchierona che non potrà che essere perdente. Perché a chiacchiere Berlusconi e Renzi non li batte nessuno.