Politica

M5s, quanti voti porta l’onestà?

Alla Notte dell’onestà, Piazza del Popolo era gremita. La folla che gridava all’unisono “o-nes-tà, o-nes-tà” è una scena che al giorno d’oggi emoziona. Dal cuore di Roma, un colpo al cuore di Mafia Capitale e della corruzione nelle istituzioni.

Ma, politicamente parlando, quanti voti porta l’onestà?

La disonestà sicuramente tanti. Basti pensare al voto di scambio, ai voti della mafia, ai voti comprati, ai brogli elettorali.

E l’onestà? quanti elettori votano uno schieramento perché è onesto, magari perché è l’unico ad esserlo?

Non è il 25% (nove milioni di persone nel 2013), quanto ha preso il M5s alle ultime politiche. Lì c’erano anche molti voti di quelli che volevano “mandare a casa” la classe politica di allora.

Un parametro più realistico può essere quello di chi, seppur onesto, è disponibile ad alleanze e trattative coi partiti (che non vuole quindi “mandarli a casa”), come l’Idv. Prima dell’abbandono della presidenza da parte di Di Pietro il partito oscillava dal 2 al 4 percento, fino a sparire sotto l’1 alle ultime europee.

L’onestà dunque, dati alla mano, non porta voti. Anzi, spesso spaventa.

Ma questo Grillo lo sa bene. La Notte dell’onestà, non fosse stato per il Quirinale di mezzo, avrebbe parlato ben poco di Movimento 5 stelle. Grillo è pienamente consapevole del rapporto difficile che gli italiani hanno con l’onestà.

“Oggi -ha detto durante il suo intervento di chiusura- a essere onesto quasi ti vergogni.” E così, per tranquillizare gran parte degli spettatori, Grillo ha rassicurato: “Vi devo fare una confidenza: non sono una persona onesta. Qua rubacchiamo tutti, un pochino, ci difendiamo. È la mistificazione delle parole, è la disonestà intellettuale che dobbiamo combattere.”
Queste parole erano rivolte agli italiani fuori dalla piazza, a chi seguiva dalla tv. Chi era con la propria faccia in piazza del Popolo evidentemente non si vergogna di dichiararsi onesto.
Per essere certo di questo Grillo testa la piazza. “Non so se rimarremo anche noi duri, puri o onesti, o forse se dovremmo sporcarci anche noi”. Lo ha detto camminando indietro sul palco, dando le spalle al pubblico, per mascherare il bluff ed ottenere una reazione sincera dal pubblico. Quando la piazza ha risposto con un netto “no”, il fondatore si è girato con un’esclamazione di sollievo. Il test è stato superato.

L’onestà non è come gli 80euro, non fa vincere le elezioni.

Ma vale la pena continuare a parlarne. Come hanno fatto ieri dal palco uomini e donne di ogni fede politica. Perché l’onestà non è la soluzione ai problemi di un partito, ma a quelli del nostro Paese.

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