Media & Regime

Charlie Hebdo, perché sì

Perché lo facciamo? Perché venerdì scorso, quando abbiamo chiamato il caporedattore superstite di Charlie Hebdo, ci siamo sentiti dire: “Grazie, siete l’unico giornale italiano che ce l’ha chiesto”. Perché quella risposta ci ha regalato una scossa d’orgoglio e qualche timore: come mai solo noi, visto che ci avranno pensato in tanti negli altri giornali? Perché ci siamo interrogati sull’opportunità di uscire in edicola con un gruppo di persone che, dopo aver assistito all’uccisione dei propri colleghi e amici, non avrebbero sicuramente concesso sconti a profeti e califfi vari. Perché alcuni hanno osservato che certe vignette offensive nei confronti dell’Islam, ma anche del Papa e di ogni religione praticata, noi non le avremmo pubblicate.

Perché altri hanno replicato: vero, ma noi difendiamo il principio, non i contenuti; e poi la libertà di espressione va tutelata comunque. Perché molti hanno ricordato il solito Voltaire: non condivido la tua idea, ma darei la vita per fartela esprimere (e quelli di prima un po’ carogne hanno ironizzato: con l’aria che tira, la vita lasciamola stare).

Perché siamo dei rompiscatole e accompagnarci a quella satira sfrontata che si è definita “stupida e cattiva” è il modo più concreto per rispondere alla melassa alluvionale dell’ipocrisia e della solidarietà parolaia. Perché destineremo parte del ricavato delle vendite alle famiglie delle vittime e questo ci fa sentire meglio. Perché alla fine, in redazione, c’è stato un coro di “sì, dobbiamo farlo”. Perché, se non lo facciamo noi, non lo fa nessuno. Perché, quando il direttore ha espresso i suoi dubbi, tutti hanno detto: sei tu il direttore e tu hai l’ultima parola (begli amici). Perché, lunedì notte, quando abbiamo visto la copertina e il profeta Je suis Charlie con la lacrimuccia, sovrastato da un perfido e commovente Tout est pardonné, abbiamo pensato: che splendida idea.

Perché abbiamo ascoltato il vignettista Luz dire: quando ho disegnato Maometto che piange, ho pianto; e noi abbiamo pianto con lui. Perché siamo matti. Per questo oggi usciamo in edicola con Charlie Hebdo.

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il Fatto Quotidiano, 14 Gennaio 2015