Mafie

Bari, agguato a colpi di kalashnikov: ucciso sorvegliato speciale Nicola Lorusso

Il pregiudicato è padre di Umberto Lorusso, considerato dagli investigatori il capo dell'omonimo clan della zona. L'omicidio è avvenuto alle ore 9:30 in via Van Westerhout. Sparati 30 colpi. Per la polizia il movente è da ricercare nella lotta tra clan per il predominio nel quartiere

Agguato a colpi di kalashnikov a Bari. Nicola Lorusso, pregiudicato e sorvegliato speciale, è stato ucciso stamani mattina al quartiere San Girolamo, crivellato da numerosi colpi. Il 59enne è padre di Umberto Lorusso, 37 anni, considerato dagli investigatori il capo dell’omonimo clan della zona. L’agguato, sul quale indaga la Squadra Mobile di Bari, è avvenuto intorno alle 9:30 in via Van Westerhout.

Nicola Lorusso, con precedenti penali per associazione per delinquere e traffico di droga, si stava recando con la moglie a bordo della sua Ford Fiesta in Questura per firmare la presenza, obbligo legato alla misura di prevenzione a cui era sottoposto. Ma l’auto è stata stretta verso il marciapiede da un’altra vettura. Dopo avere fatto scendere la moglie, Lorusso ha tentato di fuggire in retromarcia ma i killer – 5 o 6 – sono stati più svelti: hanno sparato forando il parabrezza e il lato sinistro dell’automobile. Lorusso è sceso ma è finito falciato da almeno 30 colpi che lo hanno colpito alla testa e alle gambe. Quando l’ambulanza è arrivata, pochi minuti dopo, era già morto.

Pare che Lorusso, come riporta l’Ansa, dopo avere scontato 16 anni di carcere, fosse fuori dal giro criminale e che, anzi, stesse cercando un lavoro. Da pochi mesi erano finiti anche gli arresti domiciliari. E’ possibile, quindi che si sia trattato di una vendetta trasversale nei confronti dei suoi figli. In particolare di Umberto, di 37 anni, finito su una carrozzella in seguito a un agguato e attualmente in carcere e a processo per associazione mafiosa ed estorsioni ai danni dei commercianti del quartiere.

Umberto sconta inoltre una condanna definitiva per detenzione di armi. Con sua moglie Michela Di Pietro è anche imputato nel processo per il ferimento di un affiliato al clan Campanale, il nipote del boss rivale, commesso nel giugno 2010. Ed è stata proprio Michela, nuora 30enne della vittima, a chiarire che questo episodio rischia di essere la scintilla di una nuova guerra tra i clan. “Se non li prendete voi lo faremo noi e li lasceremo a terra – ha gridato disperandosi vicino alla suocera scampata all’agguato e inveendo contro magistrati e polizia – da oggi in poi, chi va con quella razza morirà, anche per un caffè”.

Sul luogo dell’agguato, è arrivato anche il sindaco di Bari, Antonio Decaro. “Non mi sento di dire niente – ha detto dopo essersi soffermato a lungo con il sostituto procuratore Renato Nitti, e il capo della Squadra Mobile, Luigi Rinella – nemmeno le bestie feroci si comportano così”.