Società

Charlie Hebdo: la prima vittima del fanatismo è l’Islam stesso

Io sono musulmano e condanno la strage alla sede di Charlie Hebdo e il fanatismo islamico. Ma per qualcuno, in particolar modo penso a certi politici che portano avanti campagne elettorali aizzando l’odio verso gli immigrati e l’Islam, le condanne da parte dei maggiori leader religiosi del mondo islamico non basteranno. Anche se tutti i musulmani del mondo dovessero condannare ciò che è avvenuto questo, purtroppo, non sarà sufficiente perché si è arrivati a puntare il dito, additandola a unica colpevole, contro la religione islamica.

Già da oggi vi diranno che l’Islam, quindi oltre due miliardi di persone, ha dichiarato guerra a voi, ai vostri valori e al vostro essere occidentali.

Una certa politica cercherà consensi strumentalizzando la strage di Parigi. Questi politici nostrani vi diranno che «siamo già in guerra contro l’Islam e che dobbiamo difenderci» e l’unica vera difesa, contro la marea islamica, è votare proprio quei partiti che della xenofobia hanno fatto la loro ragion d’essere. Lanceranno campagne contro la costruzione di luoghi di culto per i musulmani, dichiarando che «le moschee sono la fucina di nuovi terroristi» e, così facendo, negheranno un diritto… proprio come quei fanatici che vogliono combattere.

Voi potete scegliere. Potete credere a chi ha dichiarato che una guerra con l’Islam è inevitabile. Secondo loro, questa religione incarnerebbe la violenza e questa sua brutalità si trasmetterebbe di fedele in fedele, tramite lo studio della dottrina e della preghiera. Per loro, non ci sono musulmani buoni ma solo terroristi. Faranno di tutta l’erba un fascio, fornendo le motivazioni giuste che servono ai terroristi per fare proseliti fra la moltitudine di disperati.

Altra possibilità, più sensata e giusta, è quella di provare a ragionare e comprendere che per le azioni di due terroristi non possono essere responsabili due miliardi di persone e una religione. Dobbiamo capire che il fanatismo nel mondo islamico ha tante motivazioni, la maggior parte di esse riconducibili a cause sociali e storiche, che influenzano le società odierne.

Un secolo passato sotto il colonialismo e le dittature, foraggiate dall’Occidente, hanno prodotto dei danni enormi al tessuto sociale arabo. Sistemi scolastici costruiti intorno a un educazione plasmata sui regimi totalitari che ha prodotto un’ignoranza diffusa; l’assenza di opportunità economiche; la sindrome del nichilismo arabo, ben descritta dal compianto Samir Kassir; la mancanza totale di speranze per il futuro e i danni dell’11 settembre sono state alcune delle motivazioni che hanno prodotto il radicalismo religioso contemporaneo. La prima vittima di questo fanatismo è l’Islam stesso. Sono i musulmani sunniti i più perseguitati dagli integralisti, come testimoniano le stragi in Siria: un’intera popolazione vittima del totalitarismo di Assad e dei barbari dell’Isis. Ed è sempre l’Islam, la percezione che abbiamo di questa religione, a subire i danni maggiori a causa delle gesta di quei folli.

Oggi, infatti, Islam è diventato in Occidente sinonimo di terrorismo, così da essere privato di qualsiasi significato spirituale. Viene deturpato da chi continua ad associarlo, senza conoscerlo minimamente, ad un nemico da combattere. Luoghi comuni, semplificazioni e stereotipi sull’Islam sono i danni collaterali di una mancanza di conoscenza troppo diffusa.

Ora più che mai, abbiamo bisogno del confronto costruttivo, di una convivialità mediterranea e di una comunione interreligiosa. Soltanto con un riconoscimento reciproco potremo proseguire nella nostra storia comune, riuscendo a costruire una società di tutti. La lotta per la libertà è la lotta di tutti, a prescindere dalla fede.

Se invece ci abbandoneremo agli imprenditori della paura e all’ignoranza tutto sarà perduto.

 

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