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Cammino di Santiago, taxi e prenotazioni: i 100 km poco spirituali dei “tourigrinos”

Nel 2014 sul percorso spagnolo famoso in tutto il mondo si conteranno 240mila presenze. Ma un terzo dei pellegrini parte dalle vicinanze della città galiziana trasformando l'ultimo tratto in un itinerario turistico e commerciale: prezzi più alti, ostelli pieni già dal mattino, tappe compiute con bus privati e auto a noleggio per lo zaino

In quasi mille anni è diventato il simbolo della spiritualità e ha fatto il giro del mondo nella cultura di massa. Ma oggi, soprattutto in estate, è affollato come le località turistiche più commerciali. Non si parla di una località balneare, ma del Cammino di Santiago, che negli anni sta riscuotendo una popolarità sempre maggiore, con tutte le conseguenze che questo comporta. Basta dare un occhio ai numeri ufficiali sulle presenze. Nel 2005 i pellegrini che hanno percorso il cammino sono stati 94mila e la crescita è stata costante negli anni, fino ai 215mila del 2013. Per il 2014, secondo le previsioni, si potrebbe arrivare superare le 240mila presenze.

Gli effetti di questo boom sono facilmente immaginabili. Anche perché l’incremento più grande di pellegrini si vede negli ultimi 100 chilometri, da Sarria a Santiago. Il motivo è semplice, basta percorrere questa distanza a piedi (o 200 chilometri  in bicicletta), per ottenere la Compostela, il “diploma” che certifica l’avvenuto pellegrinaggio. I conti sono presto fatti. Le due località più gettonate e vicine alla soglia dei 100 chilometri sono Sarria e O’ Cebreiro. Da qui, nel 2013, sono partite rispettivamente 52mila e 11mila persone, che sono circa il 30 per cento del totale dei pellegrini arrivati alla fine del pellegrinaggio. Con inevitabili ripercussioni sul “traffico”.

La ricaduta economica su questa zona, nel cuore della Galizia, è notevole. Così, a rendere più facili le cose, ci ha pensato anche la politica. La Xunta de Galicia, ente paragonabile alle nostre Regioni, ha creato un’ampia rete di albergue (ostelli) dove un posto letto costa 6 euro a notte. Tutte le strutture hanno delle cucine moderne ma nemmeno un utensile. Il motivo è semplice: il pubblico offre la struttura, ma non i mezzi. Difficilmente chi fa 800 chilometri a piedi mette delle pentole nello zaino e così fa girare l’economia locale. Così, se per i commercianti si prospettano affari d’oro, in alta stagione i problemi arrivano per chi decide di fare il Cammino dall’inizio alla fine.

Luciano Callegari, Pellegrinando.it: “Gli ultimi 100 chilometri sono un delirio. Ci sono albergue pieni prima di aprire, perché la gente prenota il posto letto il giorno prima”

Partendo da Saint Jean Pied de Port, prima tappa del cammino francese, le differenze tra le altre regioni della Spagna e la Galizia sono evidenti. A partire dal numero di turisti in strada. Perché negli ultimi 100 chilometri il Cammino è più simile a un itinerario turistico che a un pellegrinaggio. C’è chi si muove in comitiva con bus privati, chi spedisce lo zaino con dei taxi, chi si affida a un tour operator che organizza le tappe e prenota gli alberghi dall’Italia. Nel gergo del Cammino vengono chiamati tourigrinos, un misto tra turista e pellegrino.

A confermare questo cambiamento è Luciano Callegari, fondatore di Pellegrinando.it, online dal 2001, e diventato ormai un punto di riferimento per chi si appresta a partire per Santiago. Secondo Callegari il Cammino si sta trasformando rapidamente, a causa dell’incremento costante del turismo. “Gli ultimi 100 chilometri sono un delirio. Ci sono albergue pieni prima di aprire, perché la gente prenota il posto letto il giorno prima. Oppure in quelli della Xunta, dove non si può prenotare, si forma la coda alle 10 del mattino. È un meccanismo perverso perché quest’ansia toglie il senso di libertà del Cammino, per questo consiglio sempre di percorrere la prima parte, o comunque di evitare il mese di agosto e le località più gettonate, dove lo spirito dell’esperienza viene meno”.

Padre Leone Tagliaferro (Amici di Santiago): “Il problema nell’ultimo tratto non è la gente, quanto una cultura di massa che affossa i veri valori”

Un concetto ribadito anche da padre Leone Tagliaferro, dell’associazione Amici di Santiago, che ha fatto il suo primo nel 1997, trovando “la Galizia diversa dalle altre regioni già quella volta”.  “Il problema nell’ultimo tratto – continua – non è la gente, quanto una cultura di massa che affossa i veri valori”. Una deriva che ha portato ripercussioni anche sui prezzi. Nei bar possono essere anche il doppio rispetto alle altre zone del cammino e un posto letto in un albergue privato, che prima della Galizia costa al massimo 8 euro, negli ultimi 150 chilometri parte da 10.

Miriam Giovanzana, autrice della guida più diffusa: “I numeri stanno aumentando in modo esponenziale. E la Spagna ha colto la palla al balzo. Investimenti degli enti locali e supervisione di Madrid”

Che il cammino sia cambiato negli anni lo conferma anche Miriam Giovanzana, autrice dal 1999 della guida Terre di Mezzo, la più diffusa tra gli italiani: “I numeri stanno aumentando in modo esponenziale. E la Spagna ha colto la palla al balzo. Tutti hanno investito tanto, anche per migliorare e mettere in sicurezza il percorso, dai municipi alle Comunità autonome, in particolare la Galizia, con una supervisione efficiente da Madrid“. Una lungimiranza che ha portato il Cammino di Santiago a diventare famoso in tutto il mondo. E che potrebbe avere un concorrente in Italia con la via Francigena, un pellegrinaggio che non ha avrebbe nulla da invidiare a quello spagnolo. Ma ha bisogno di investimenti: risorse economiche e idee.