Cronaca

Truffe, prometteva finanziamenti con banche in Ungheria e Indonesia: arrestato

I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Torino, coordinati dal procuratore aggiunto Vittorio Nessi e dal sostituto Alberto Benso, hanno eseguito l’operazione “GoldenBank”. Finora sarebbero una trentina le vittime che hanno dato circa sei milioni di euro con la speranza di ottenere fondi per 200 milioni

È il vice comandante generale della “Croce rossa garibaldina”. In Svizzera aveva creato il Csi, “Criminal service investigations”, e prima aveva pure la Cia, nel senso di “Cooperazione internazionale antiterrorismo”. La sua attività principale però era la banca UVB Banco ZRT di Budapest con uffici nel sudest asiatico. Con questa Antonio Morrone avrebbe realizzato una serie di truffe internazionali e così all’alba di è stato arrestato a Roma, nella sua villa nel quartiere Infernetto, e poi portato a Regina Coeli. I militari della Guardia di finanza hanno sequestrato pure una Ferrari 599 Gtb bianca, un Range Rover e tre orologi d’oro. Oltre a lui sono finite in carcere altre tre persone, mentre quattro sono ai domiciliari. L’inchiesta però potrebbe portare a risvolti più importanti in futuro.

I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Torino, coordinati dal procuratore aggiunto Vittorio Nessi e dal sostituto Alberto Benso, hanno eseguito l’operazione “GoldenBank”. Alcuni militari sono andati anche in Ungheria e in Svizzera dove, in collaborazione con gli investigatori locali, hanno ottenuto documenti utili all’inchiesta, nata un anno fa dopo una segnalazione dell’Uif della Banca d’Italia. L’Ufficio era stato allertato su un prelievo di centomila euro in contanti fatto da un imprenditore torinese in una settimana. Dopo la segnalazione le Fiamme gialle hanno interrogato l’uomo scoprendo la richiesta di finanziamento fatta alla Uvb di Budapest in cambio di denaro. Tramite questa banca – con uffici a Jakarta, a Singapore e in Malesia – Morrone e i suoi complici (tra cui altri due arrestati, come il direttore commerciale Antonio De Angelis e il vicepresidente dell’Uvb Banco Indonesia Giuseppe Pasini) promettevano finanziamenti elevatissimi con tassi vantaggiosi a uomini d’affari italiani e stranieri. Finora sarebbero una trentina le vittime che hanno dato circa sei milioni di euro con la speranza di ottenere fondi per 200 milioni. Il numero potrebbe crescere: dalle perquisizioni degli uffici ungheresi sono emerse quasi duecento richieste per cifre molto alte.

Tutti gli imprenditori interessati dovevano andare nei lussuosi uffici nel centro di Budapest per incontrare Morrone e firmare i documenti. Qui rimanevano impressionati dagli spazi: due piani di uffici arredati in maniera elegante e ornati con quadri, tappeti, teche per i sigari, foto con personaggi celebri e una laurea in scienze bancarie a Milano che ha destato i dubbi della finanza, a cui Morrone risulterebbe essere solo un perito agricolo. Tra le foto – visibili pure su Internet – ci sono quella con papa Joseph Ratzinger, scattata in un evento dei “Corpi Sanitari Internazionali – Croce Rossa Garibaldina”, e una foto con Gianni Letta per il premio “Cartagine”. “Era uno che aveva tante conoscenze”, afferma un investigatore. Alcuni di questi legami importanti emergerebbero anche nelle intercettazioni eseguite durante l’indagine. “Morrone sa come creare contatti”, aggiunge l’inquirente. Basta vedere come la Csi, creata a maggio a Kerns, sia riuscita in pochi mesi di attività a organizzare il convegno di studio “Fighting Crime”, tenuto al Tempio di Adriano a Roma col supporto dell’istituto Piepoli e della Camera di commercio di Roma e con la partecipazione ufficiali della Marina e dirigenti dell’Agenzia delle Dogane.

Gli organizzatori avrebbero voluto portare pure rappresentanti del ministero dell’Interno, dei carabinieri, della finanza e dell’Aise, ma non sembrano esserci riusciti. Un peccato per Morrone che, oltre alla finanza, ha interessi anche nel settore della sicurezza, come dimostrerebbe il suo ruolo di consigliere nella “Cooperazione internazionale antiterrorismo”, società attiva dal 2008 al 2012 a Lugano. Il convegno di Roma doveva essere il primo di una serie: “Ad ogni appuntamento annuale dedicheremo una sessione di lavoro alle esperienze straniere, convinti che l’efficacia delle azioni di contrasto al crimine passerà sempre più dalla cooperazione tra gli Stati”, scriveva Morrone nella presentazione dell’evento di novembre, non sapendo che proprio la collaborazione di investigatori stranieri avrebbe posto uno stop alle sue attività.