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Natale, le tre cose che amo e che odio di più!

E’ di nuovo Natale. La follia collettiva per la scelta dei regali e del menù del cenone anche quest’anno è cresciuta fino all’inverosimile per culminare nella notte della Vigilia e quindi svanire nel nulla fino a dicembre dell’anno prossimo. Il Natale è una festa che porta ogni anno con sé molte contraddizioni, quasi tutte dovute al contrasto tra i buoni propositi infilati nelle finestrelle del calendario dell’avvento e le brutture del mondo che invece vediamo dalle finestre di casa.

Ecco le 3 cose che mi piacciono di più del Natale…

  1. Cibo. A Natale mangiamo bontà e leccornie che durante l’anno ci sogniamo soltanto, vuoi perché ci farebbero troppo male, vuoi perché sono prodotti legati intrinsecamente alla festività: panettoni, pandori, torroni, torroncini, dolci e dolcetti che si attaccheranno senza alcuna ombra di dubbio al lavoro dei nostri dentisti.
  1. Carole. Basta far partire Jingle Bells, Tu scendi dalle stelle o Astro del ciel ed è subito a Natale, anche a ferragosto. Infatti Let it snow, una delle più celebri, fu composta sotto al sole della California nel luglio del 1945.
  1. Film. I pupazzi di neve, gli gnomi, gli alberi addobbati, le luminarie, le renne, ciak, azione ed ecco arrivare Babbo Natale in salotto! Sono così tante le pellicole sulla festività che Sky ha deciso anche quest’anno di dedicare un intero canale ai classici film natalizi, dai miracoli più disparati alle varie versioni della celeberrima favola di Dickens, fino ad arrivare ai cinepanettoni nostrani.

…e le 3 cose che proprio non sopporto.

  1. Regali. Un dono è per definizione qualcosa che viene dato a qualcuno senza pretendere nulla in cambio ma sappiamo bene che nella vita reale non funziona proprio così. Se qualcuno vi regala qualcosa per Natale, vorrete o dovrete ricambiare. Allora ecco che si innescheranno perversi ragionamenti sul valore del regalo ricevuto o di ciò che pensiamo ci verrà regalato. Nessuno infatti vuole fare brutta figura ricambiando con un regalo di valore inferiore, né tanto meno spendere molto di più di quello che ha speso o andrà a spendere chi ci farà la sorpresa. Senza parlare poi del fatto di dover andare a sceglierlo o a comprarlo in mezzo al traffico e a migliaia di persone che staranno facendo la stessa cosa.
  1. Cristiani. Se disegnassimo un grafico per monitorare la cristianità del cristiano medio durante l’anno, vedremmo una linea orizzontale vicino allo zero e poi un picco, un asintoto, in corrispondenza del 25 dicembre. Gente che durante l’anno non ha mai visto una Chiesa o parlato con un prete, la notte della Vigilia si riscopre credente: e allora eccoli correre alla messa di mezzanotte a cantare a squarciagola Adeste fideles, o a prendere la comunione anche se l’ultima volta che si sono confessati Berlusconi aveva ancora i suoi veri capelli in testa. Poi tutti a casa per il giro col bambinello e per finire il ripasso dei 10 comandamenti che hanno infranto quotidianamente tutto l’anno, meglio se declamati da un comico che per il disturbo ha ricevuto in regalo 4 milioni di euro, quando qualsiasi prete glieli avrebbe spiegati gratis.
  1. Tutti più buoni. A Natale lo siamo tutti: con i nostri cari, con il nostro capo, con il collega antipatico, con chi ci taglia la strada in macchina, con chiunque. Ma solo per 24 ore, mi raccomando: troppa bontà fa male. Tutti a cantare Happy Xmas di John e Yoko senza sapere neanche quando, come o perché sia stata scritta. Allora forse vale la pena di ripassarlo: fu scritta nel 1971 come brano di protesta contro la guerra che ha afflitto il Vietnam tra la metà degli anni cinquanta e il 1975. Il testo ci dovrebbe far riflettere proprio sul fatto che, mentre noi trangugiamo schifezze fino a scoppiare, in altre parti del mondo ci si ammazza in uno dei conflitti attualmente in corso: Panorama lo scorso ottobre ne ha contati 25 in Africa, 3 nel Medio Oriente, 8 in Asia, 3 in Eurasia e 3 nelle Americhe.

La voce principale ci rammenta che siamo tutti uguali: è di nuovo Natale per tutti, per i deboli e per i forti, per i ricchi e per i poveri, per i bianchi e per i neri, per i gialli e per i rossi.

Il coro di bambini del controcanto alla fine di ogni verso, invece, ci ricorda che non tutto il mondo sta festeggiando allo stesso modo: ci sono bambini che come regalo riceveranno un kalashnikov, altri che perderanno un arto in un campo minato, altri che moriranno sotto alle bombe sganciate da un drone comandato dall’altra parte del mondo.

War is over, if you want it. War is over, now.

Buon Natale a Tutti!