Politica

Pensionati addio, il governo non ha tempo

Lasciamo perdere il ping pong dell’elezioni a primavera: inquieta Berlusconi e le minoranze del Renzi segretario del partito personale. A maggio sarebbero un disastro, 16 milioni di volpi grigie non lo voteranno mai. Pensionati che non sopportano l’indifferenza alle proteste civili di chi sopravvive con l’acqua alla gola. Contabilità che non cambia da un anno all’altro: 9 milioni sbarcano il lunario con meno di 500 euro al mese (60 per cento donne) mentre 7 milioni non arrivano a mille. I tre sindacati raccolgono la disperazione nelle piazze. Quegli 80 euro sognati dalle folle che tirano avanti con 13 euro al giorno, gas, luce, affitto più qualcosa da mettere sotto i denti tanto per stare in piedi.

Era il 5 novembre, appuntamento purtroppo sbagliato per gli impegni che travolgevano il capo del governo. La sera prima Ballarò, il mattino dopo a rimboccare i rimproveri di Juncker: “In Europa non vado col cappello in mano… per l’Italia, la sua storia, il suo futuro chiedo rispetto“. Poi di corsa ad Albenga, inaugurazione stabilimento Piaggio. Appuntamenti uno dopo l’altro e sull’angoscia che sfinisce un quarto degli italiani non ha tempo per una parola. I panni sporchi si lavano in casa, ma quando? E quando verranno cancellate le tasse-rapina che sfiniscono i pensionati sotto i 900 euro lordi al mese obbligati al prelievo di 900 euro netti l’anno? In Germania, Francia e Spagna prelievi zero. Senza contare le imposte locali che aggravano la disparità del sistema fiscale di chi vive nella miseria.

Quel rispetto alla storia del Paese si annacqua quando bisogna rispettare la dignità delle persone che hanno animato la nostra vita e ormai sul viale di un tramonto immalinconito dalla povertà affidata al buon cuore del volontariato. Renzi ha un problema che perseguita il suo fare politica: non sopporta il confronto con chi fa domande e aspetta risposte. Si nasconde e rilancia da tribune affettuose con la scioltezza del decisionista che incanta i fedeli della sua Leopolda.

Intanto ogni mattina i pensionati si svegliano con le mani vuote; le parole non bastano. Impossibile occuparsene con gli impegni nel mondo che conta. Alla vigilia dello sciopero generale pranzo ufficiale nella Casa Bianca di Erdogan per fare il punto col presidente turco su terrorismo islamico e democrazie minacciate. “È tra i primi leader mondiali a essere ricevuto nella nuova faraonica residenza con mille camere. Solo il papa e Cameron d’Inghilterra prima di lui…“. Chissà se Erdogan gli ha confidato l’arresto dei giornalisti indisciplinati. Il giorno dopo ammorbidisce le immagini Tv, quei disordini della disperazione che ha messo in fila un milione di lavoratori; le ammorbidisce nel quadro rasserenante dell’incontro con Francesco, moglie e ragazzi al seguito, incenso vaticano che allontana l’Italia degli scontenti.

Poi l’assemblea del partito, buone notizie sulla buona scuola: sta costruendo la riforma assieme a studenti e insegnanti portatori di una “qualità che non ha confronto in Europa e nel mondo“. Tra le linee guida, risoluzione del precariato. Indaffarato com’è nessuno ha avuto il tempo di informarlo sui professori precari che si agitano a Padova e in altre città: da quando è cominciata la scuola non ricevono stipendio. Succede, devono capire e portare pazienza: in fondo sono solo tre mesi.

Intanto i pensionati sempre lì ad aspettare. Prima o poi penserà anche a loro. Non siamo un Paese per vecchi e ogni anno se ne vanno in tanti e i bilanci respirano, ma non può essere la soluzione, ecco perché Renzi dondola incerto sull’allargare gli 80 euro anche a loro. Se mai nel 2015 si vedrà, spese per le olimpiadi permettendo.

mchierici2@libero.it