Ambiente & Veleni

Caccia, Lombardia ci riprova: ok a richiami vivi. E governo la blocca di nuovo

L'Ue aveva già avviato una procedura con rischio di sanzioni. M5s all'attacco: "O l'assessore Fava protegge gli interessi di qualcuno o non conosce la materia". Lui non replica

La Regione Lombardia insiste: è stata approvata una delibera che autorizza per la caccia l’utilizzo dei richiami vivi, volatili appositamente catturati con reti e rinchiusi in gabbiette per attirare loro simili e portarli più vicini. Eppure l’Unione Europea ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per delibere simili a questa, fatte passare dai consigli regionali di Lombardia e Veneto nel 2013. “I casi sono due – attacca il consigliere regionale del M5s Giampietro Maccabiani – O l’assessore Gianni Fava protegge gli interessi di qualcuno oppure non conosce la materia su cui delibera. Per questo ne chiediamo le dimissioni dalla giunta regionale della Lombardia”. Per impedire che la procedura Ue si trasformasse in multe salate e in contenziosi giudiziari a livello comunitario è dovuto intervenire il governo che il 2 dicembre, dopo aver diffidato (inascoltato) la Regione Lombardia a ritirarla, si è visto costretto ad annullarla di imperio. “Già nel giugno di quest’anno – prosegue Maccabiani – , quando la delibera è stata approvata, abbiamo chiesto a Fava di ritirarla perché era praticamente identica a quella che ci aveva creato problemi con la Ue”.

E siccome quando l’Unione Europa sanziona a pagare sono i cittadini, l’intenzione era quella di evitare che la situazione si aggravasse e si aggiungessero altre multe. “Il 30 giugno – prosegue il consigliere pentastellato – abbiamo depositato un’interrogazione su questo tema e ci è stato risposto che la delibera era stata migliorata adottando i pareri dell’Ispra e che era prevista una progressiva dismissione dei roccoli, luoghi di cattura degli uccelli selvatici. Ma rimanevano tutti i punti critici per cui la Ue ha aperto la procedura d’infrazione. L’uso di reti per la cattura è espressamente vietato dalla normativa e il calcolo del numero di prede deve essere fatto sulla base del tasso di mortalità degli uccelli e non sul numero assegnabile a ciascun cacciatore”.

L’assessore Fava, contattato da ilfattoquotidiano.it, ha preferito non rilasciare dichiarazioni ma la sua posizione l’ha espressa qualche settimana fa in una lettera pubblicata su un quotidiano locale di Mantova, in risposta a un attacco del consigliere regionale M5S Andrea Fiasconaro sempre sull’argomento dei richiami vivi: “Non intendo annullare – ha scritto Fava – atti assolutamente legittimi, come hanno dimostrato le ordinanza del Tar e del Consiglio di Stato. Se il governo ritiene di avere buoni motivi per annullare i provvedimenti lombardi proceda pure, ma mi corre l’obbligo di ribadire il concetto che la legge è uguale per tutti e le regole non possono trovare applicazione solo quando fa comodo o come clava contro eventuali avversari politici. Ricordo, inoltre, che il legislatore nazionale ha affidato a Ispra l’espressione di un parere di conformità delle delibere in tema di caccia, sulle quali non entro nel merito se l’utilizzo di richiami vivi sia giusto o sbagliato. Mi fermo all’oggettività delle cose. Mi limito a ricordare però che Ispra – emanazione del ministero dell’Ambiente – ha dato a Regione Lombardia parere favorevole”.

Precisazioni che non hanno convinto e non convincono il Movimento Cinque Stelle e neppure la Lav, che sostiene la richiesta di dimissioni dell’assessore Fava portata avanzata dai grillini: “Se un assessore regionale – spiega Massimo Vitturi della Lav – espone i cittadini lombardi e italiani al rischio concreto di pagare multe salate provenienti dalla Ue, per una delibera sulla cui ‘pericolosità’ e illegittimità è stato più volte avvertito allora è giusto che si dimetta. E non se non lo fa deve essere Maroni, il governatore della Lombardia, a mandarlo a casa”. La pratica dell’utilizzo dei richiami vivi e le modalità di cattura di questi uccelli sono “barbare e crudeli”, precisa Vitturi: “Una volta catturati gli uccelli – allodole, cesene, tordi, sasselli, tordi bottacci, storni, passeri, passere mattugia, pavoncelle e colombacci – vengono rinchiusi in piccole gabbie nelle quali non riescono a muoversi e messi in cantine fredde. Il loro ciclo biologico viene sconvolto con stratagemmi in modo da farli cantare quando serve ai cacciatori, in settembre-ottobre, mentre loro di solito lo fanno a maggio nella stagione degli amori”. Catturati, imbrogliati e maltrattati per far uccidere i loro simili.