Media & Regime

‘Passodopopasso’ abbandonato: il sito del governo va verso l’oblio?

Ricordate passodopopasso, il portale lanciato in pompa magna il 1° settembre dal premier Renzi? Avrebbe dovuto raccontare i mille giorni della calavalcata trionfale del governo per cambiare l’Italia e renderla “più semplice, più competitiva, più coraggiosa […] più bella”. Passodopopasso avrebbe voluto soprattutto rappresentare un’altra delle mirabolanti azioni comunicativo/propagandistiche del presidente del Consiglio per narrare le sue rivoluzionarie gesta.

Ma qualcosa evidentemente non sta andando nel verso giusto. Perché Passodopopasso assomiglia sempre più ad uno spazio abbandonato, di cui a Palazzo Chigi solo saltuariamente ed in modo svogliato qualcuno si prende cura.

I contenuti continuano ad essere pochissimi, le notizie, le infografiche ed i video presenti sono datati. Passodopasso è poi monco di quell’interattività con i lettori/elettori, promessa al momento della presentazione. Ma il sito dei millegiorni è addirittura privo di dinamismo alcuno. Caratteristica, questa, che costituisce un elemento di fondo imprescindibile per qualsiasi prodotto lanciato nel web. Può sembrare una battuta, ma il pezzo più dinamico del sito è rappresentato dalla barra del countdown, che indica i giorni mancanti allo scadere dei mille giorni!

Nelle news, come detto, ci sono delle “olds”. Quella più recente risale a cinquanta gioni giorni fa e riguarda la presentazione, a Londra, delle slides sulle fantariforme renziane. Sulla giustizia pare che si sia fermato il tempo e non ci siano state le sentenze-vergogna sui casi Eternit e Cucchi. Perché la notizia più recente risale al 21  agosto scorso: riporta un’intervista ad Andrea Orlando, ministro catapultato in via Arenula, che spiega come migliorare la giustizia per acquisire competitività.

È imbarazzante anche il modo grezzo con cui vengono fornite le scarne informazioni presenti. Come l’infografica sul piano di riforma del terzo settore, che reindirizza lo sventurato lettore desideroso di approfondire ad una nota stampa del 10 luglio.

Dire che la sezione dei video è povera è un eufemismo. Ve ne sono postati solo due, quasi a dare una plastica idea sui volti che contano nel governo: l’intervista, datata 8 agosto, ad una gaudente e compiaciuta neoministro delle Riforme e la spiegazione di Renzi dell’iniziativa “La Buona Scuola”.

Viene quindi da chiedersi: se Passodopasso non assolve alla sua funzione, quella di mettere in condizione il cittadino-elettore di conoscere le attività in corso a Palazzo Chigi ed in Parlamento, a che serve e perché viene tenuto in piedi? Misteri della comunicazione ai tempi di Renzi. Come sono misteriose le modalità con cui il lavoro di creazione del sito è stato affidato all’agenzia di comunicazione Proforma. Una società, questa, che da tempo lavora a braccetto con i responsabili della comunicazione del premier, a partire da Filippo Sensi e che prima di inventare lo slogan delle primarie “L’Italia cambia verso” aveva curato altre campagne per renziani doc. Come quella di Debora Serracchiani, governatore del Friuli. E quella abortita di Francesca Barracciu, nota più per essere stata trombata dalla corsa alle primarie in Sardegna, che per il suo attuale ruolo nella compagine governativa.

L’unica cosa certa, in questa comica storia, è che l’ufficio attuazione del programma a Palazzo Chigi, amministrativamente competente in materia, non ha messo in atto alcuna procedura ad evidenza pubblica per selezionare Proforma. Dopo alcune chiamate a vuoto per avere lumi sulla vicenda, siamo stati dirottati all’ufficio stampa di Palazzo Chigi. Che finalmente ha svelato l’arcano. “Noi non ne sapiamo nulla, della cosa si è occupato Filippo Sensi – ci ha riferito un simpatico addetto stampa –: lo chiami pure a questo numero 34…”. Sensi, più volte cercato, ha preferito non rispondere. Evidentemente troppo impegnato ad immortalare, passo dopo passo, le #cosedilavoro.

Nella pagina del sito ‘Passodopopasso’ dedicata al bonus bebè, il reddito massimo per beneficiare dell’assegno è annunciato a 90mila euro. La somma è stata rivista al ribasso una settimana fa ed ora è di 25mila euro. Ma sul sito del governo non c’è traccia. 

@albcrepaldi