Cronaca

Pavia, vino spacciato per Pinot grigio. Maxi frode da 20 milioni di euro

La Procura ha iscritto nel registro degli indagati due persone. I reati ipotizzati: “Frode in commercio aggravata”, “falsificazione di documenti e registri e indebito percepimenti di aiuti comunitari e contributi regionali”

Veniva spacciato e venduto come pregiato Pinot grigio dell’Oltrepò Pavese. Invece si sarebbe trattato di vinaccio prodotto con uva scadente. E’ quanto scoperto dagli uomini del Corpo forestale dello Stato che hanno portato alla luce una maxi frode alimentare da 20 milioni di euro all’anno cominciata nel 2010. La Procura di Pavia ha iscritto nel registro degli indagati due persone. “Frode in commercio aggravata”, “falsificazione di documenti e registri e indebito percepimenti di aiuti comunitari e contributi regionali”: questi i reati ipotizzati. Nel mirino degli inquirenti è finita un’azienda agricola che avrebbe commercializzato vini Oltrepò Pavese Pinot grigio Dop e Provincia di Pavia Pinot grigio Igp contraffatti: prodotti che fanno parte dell’eccellenza vinicola italiana, particolarmente apprezzati e richiesti dagli estimatori di tutto il mondo.

Da quanto emerge dalle indagini – coordinate dal procuratore capo di Pavia Gustavo Cioppa – i vini sarebbero stati prodotti con uva di qualità modesta o grazie ad altri sistemi scorretti, attraverso la manipolazione delle dichiarazioni vitivinicole annuali presentate dalla Società “Terre D’Oltrepò”, che ha sede in due località del Pavese: Broni e Casteggio. Il Corpo Forestale dello Stato ha effettuato 64 perquisizioni. Oltre 270 uomini, provenienti da varie Regioni, hanno setacciato cantine, aziende vitivinicole e agricole, fornitori di mosto concentrato rettificato (MCR), mediatori, autotrasportatori e centri di assistenza agricoli che forniscono uve, mosto e vino alla Cantina “Terre D’Oltrepo”, sparsi tra le colline dell’Oltrepò, del Piemonte, della Lombardia, del Veneto e dell’Emilia Romagna. Numerosissima la documentazione (relativa alle vendemmie dal 2010 al 2014) finita nelle mani degli inquirenti che dovranno verificare quali aziende e società siano coinvolte nella frode, aggravata dal fatto che riguarda prodotti Dop e Igp. Sono stati inoltre effettuati campionamenti del vino contenuto nei vasi vinari e nelle cisterne, in modo che l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, incaricato dalla Procura, proceda con l`analisi chimico-fisica. Ma l’indagine prosegue. E presto – fa sapere il Corpo Forestale dello Stato – altre persone potrebbero essere coinvolte.

La maxi operazione nell’Oltrepò pavese arriva a pochi mesi di distanza da un’altra indagine dei carabinieri di Parma e Reggio Emilia, che ad agosto ha portato alla denuncia di quattro persone. Secondo gli inquirenti, la loro azienda vinicola commercializzava, in Italia e soprattutto all’estero, wine kit con indicazioni false e riferimenti a pregiati vini italiani, per un giro d’affari da 28 milioni di euro. Insomma, il vino, eccellenza italiana, si conferma un buon business non solo per gli imprenditori onesti, ma anche per chi vuole mettere in piedi frodi milionarie.