Scuola

‘La Buona Scuola’: un cattivo esempio della centralità del dirigente scolastico

Non è la prima volta che il Ls Fermi di Cosenza assurge all’onore delle cronache. Meno di anno fa era accaduto che la dirigente, Michela Bilotta, aveva tentato di inserire corsi di recupero intramoenia (con tanto di organizzazione del finanziamento alle famiglie): pioniera della deriva privatistica nella scuola statale.

In realtà il disagio del Fermi parte da lontano. Da quando, cioè, una dirigente scarsamente responsabile e inconsapevole di quali siano ruoli e prerogative a lei affidate ha deciso di concentrare la propria visione autoreferenziale da “l’école c’est moi” in atteggiamenti e provvedimenti persino ridicoli, se non così pericolosi. Per iniziare: appena insediata nel liceo cosentino, Bilotta contatta l’autore del dipinto che si trova nell’atrio della scuola, ritraente alcuni personaggi storicamente significativi della città, ingiungendogli di inserire anche la propria effige.

Che la visione proprietaria della scuola non si limiti a questo, si comprende nel totale cambiamento – anno dopo anno – dello staff di presidenza: esoneri e semi esoneri a cascata; nonché nella cooptazione di alcuni docenti che, a fronte di una prestazione richiesta dalla ds, vengono alleggeriti di ore di lezione a scuola. Per raccontare le prodezze di questa ds ci vorrebbero tempi lunghi: istalla un sistema di videosorveglianza puntato su spazi di esclusiva pertinenza della scuola, cortili interni dove docenti ed alunni svolgono l’intervallo, passano da un plesso all’altro; non chiude uno dei plessi del liceo, dopo che all’apertura esso risulta infestato dallo spargimento di liquido maleodorante – presumibilmente creolina – con conseguenti malori di studenti e personale. Circostanza denunciata pubblicamente dal Partito della Rifondazione Comunista, in una lettera che denuncia commistioni padri/figli ed incontri serali preelettorali all’interno della scuola tra la dirigente e candidati del Pd alle prossimi elezioni regionali. Spesso Bilotta “dimentica” i diritti dei lavoratori previsti dal contratto, così come le prerogative degli Organi Collegiali, le cui delibere vengono intenzionalmente ignorate. Non rispetta la funzione delle Rsu; interrompe collegi – riaggiornandoli a suo piacimento – solo perché intuisce dalle proteste che il progetto che aveva in mente non incontra il favore dei docenti e quindi potrebbe non passare. Il contributo volontario delle famiglie è al Fermi un eufemismo molto più che altrove: oltre alla tassa di iscrizione, vengono richiesti continuamente oboli ai genitori per qualsiasi attività. Vengono presi provvedimenti arbitrari e in violazione degli obblighi contrattuali, come la ritorsione rispetto ai docenti che non accettino di sostituire i colleghi assenti (attraverso le “ore eccedenti”), che si chiamano così proprio perché eccedono l’orario di lezione e pertanto sono opzionali)

Il 2, 3 e 4 settembre un’ispezione collegiale a tre inviata dal Miur su richiesta nello scorso mese di maggio da parte di Flc, Cisl e Uil scuola, che presentano a viale Trastevere un corposo dossier pieno di denunce circostanziate. 3 ispezioni (le 2 precedenti su Intramoenia e provvedimenti vs coordinatori), per un ds che, del resto, anche in passato, nell’istituto Bisignano, era finita per 2 volte davanti al giudice del lavoro e condannata. Nonostante ciò, sono continui i provvedimenti disciplinari della ds sceriffo di Cosenza: lettere di richiamo per non aver accolto la nomina a coordinatore di classe, che – come è noto – non è vincolato ad accettare; lettera di richiamo per una docente che – colta in un colloquio con i genitori esterno alla scuola – stava (nella interpretazione del Grande Inquisitore) certamente diffamando l’istituzione scolastica. Il clima al Fermi è irrespirabile, le condizioni di lavoro (e di apprendimento) proibitive: anche gli studenti hanno subito minacce, al punto da dimettersi tutti insieme a buona parte dei genitori e dei docenti, dal consiglio di Istituto.

Interventi politici: interrogazione parlamentare del senatore Sel Giovanni Barozzino del 09.04.2013; interrogazione del sen. M5S Nicola Morra del 26.02.2014 al Ministro dell’Istruzione; interrogazione al Consiglio regionale del consigliere Guagliardi del 14.05.2013; interrogazione al Consiglio regionale del consigliere Talarico del 7 aprile 2014; l’11 settembre 2014 l’eurodeputato Eleonora Forenza (l’Altra Europa) scrive una lettera a Giannini. Infine, caso eclatante in una scuola, lo scorso 15 ottobre, le segreterie provinciali di Flc-Cgil, Cisl scuola e Uil scuola hanno proclamato lo stato di agitazione su una molteplicità di questioni gravi, già segnalate al ministero, e tuttora irrisolte.

La Buona Scuola di Renzi propone una centralità della funzione del dirigente, decisore delle sorti dei singoli insegnanti relativamente al merito e, da alcuni punti di vista, al premio; reclutatore; figura fondamentale per il risultato e, dunque – nel panorama disegnato dal documento – nel mediare strategie di introduzione del privato nel finanziamento da una parte, negli organi futuri dall’altra e dunque nella potenziale limitazione del principio di libertà di insegnamento in quel mostruoso e pedestre modello di società che hanno inventato in un mese spacciandolo per riforma. I dirigenti reclutati nelle ultime tornate concorsuali hanno dimostrato spesso di non essere all’altezza di un ruolo estremamente impegnativo e di grande responsabilità, tanto più quanto i singoli istituti sono ormai privi di finanziamento. Si annuncia un nuovo concorso con le stesse caratteristiche e procedure di quello di 3 anni fa, che ha fatto lavorare avvocati e tribunali come non mai, con alcune questioni ancora non completamente risolte.

C’è da augurarsi che la storia del Fermi di Cosenza spenga l’entusiasmo dirigista a basso costo che alimenta il nuovo che avanza.