Sorelle d'Italia

La casa di riposo per femministe: si paga meno in cambio di impegno per la causa

Madame Clerc, 86enne, ha aperto La Maison de Babayagas in Francia, un alloggio sociale in cui le donne, spesso provenienti da contesti al margine, possono vivere a costi contenuti purché siano impegnate in attività di difesa della questione femminile: "La vecchiaia non è una patologia e abbiamo tutto il diritto di viverla in modo intelligente"

Thérèse Clerc ha 86 anni e abita Montreuil, un comune a pochi chilometri da Parigi. Alla sua età sta portando avanti “la rivoluzione” in cui ha sempre creduto. La sua battaglia è cominciata quando era giovane con la militanza femminista. Dalle fondamenta del suo impegno, nel 2013, è nata la Maison des Babayagas, una casa per over 65 che accoglie le donne che vogliono vivere in modo intelligente la terza età. Un alloggio sociale per persone con risorse limitate che in cambio di un affitto contenuto offrono dieci ore a settimana di impegno per la collettività e nella ricerca sulla questione femminile. Appartamenti di 40 metri quadri per 350 euro al mese. Al momento ci sono 21 donne, ma sul modello Babayagas stanno nascendo altre case in Francia e non solo: parte dell’attivismo di Madame Clerc è proprio esportare il suo progetto tramite incontri e conferenze. Emblematica, quanto ironica, la scelta del nome, le Babayaga sono personaggi della mitologia slava raffigurate come streghe, a volte cattive, a volte consigliere, che si spostano a cavallo di un mortaio.

Madame Clerc quando è diventato reale il progetto della Maison des Babayagas?
Sono madre di quattro figli. Ho sempre lavorato, avevo una piccola bottega di abbigliamento e, oltre ai bambini, per cinque anni ho dovuto assistere mia madre che era inferma. Nonostante tutti gli impegni, la militanza femminista è sempre stata una delle priorità. Nel 1995 con alcune amiche ho presentato il progetto di una casa collettiva alle autorità, ma nessuno ci ha ascoltato finché, nell’estate del 2003 l’ondata di caldo anomalo ha uccido 15 mila anziani. Da lì è come se la Francia si fosse accorta dell’esistenza della terza età. Le Monde ha pubblicato un articolo sulla nostra idea e questo ha scatenato l’interesse delle Istituzioni. Dieci anni dopo, a febbraio 2013, abbiamo inaugurato la casa. Un po’ di soldi sono arrivati dallo Stato altri li abbiamo ottenuti attraverso un mutuo.

Quali sono le attività in cui siete impegnate?
Sono cinque i punti fermi del nostro progetto di pedagogia collettiva: autogestione, cittadinanza, ecologia, femminismo e laicità. La casa ha appena aperto un’università popolare nella quale promuoviamo l’attività intellettuale rivolta a tutti e improntata soprattutto nello studio della questione femminile. Molte donne che vivono con noi vengono da contesti poveri. Non hanno ricevuto un’istruzione, non hanno mai lavorato. Hanno trascorso la vita a crescere figli, spesso numerosi, perché erano tempi in cui non c’erano i cosiddetti “dispositivi per il controllo delle nascite”. Si parla di figli, di famiglia, ma la maggior parte di queste parole significano “donna”. E’ la donna che cura i figli e gli anziani e dev’essere una scelta, non un obbligo sociale.

Ha intenzione di portare l’idea anche in altri Paesi fuori dalla Francia?
La maison è prima di tutto un progetto sociale, ma è da considerarsi anche nell’ottica della silver economy: non si può dimenticare che nel 2050 più della metà della popolazione sarà costituita da over 60. Le donne poi, per troppo tempo sono state considerate “inutili” una volta finita l’età fertile. Bisogna sradicare lo sguardo discriminatorio che ha la società verso la donna. La vecchiaia in genere è ancora considerata come una patologia ma abbiamo il diritto di vivere una terza età intelligente. Perché una volta che si è libere da figli, lavoro, casa e famiglia, l’anzianità è a tutti gli effetti la stagione della libertà: ricamare e guardare la televisione non è di certo il modo migliore di viverla.

Foto dalla pagina di Thérèse Clerc su Facebook