Media & Regime

Morgan a X-Factor 8: doveva pensarci prima

XFactor-Morgan-540

Pescara, 9 novembre. Festival delle Letterature dell’Adriatico 2014, “Teatro Massimo”. Sono con Samuele Bersani sul palco per l’intervista-concerto a chiusura della manifestazione. Teatro stracolmo, stiamo parlando di X-Factor e dei talent show in generale e il cantautore dice, più o meno, queste parole: «È uno spettacolo televisivo in cui si fa della musica; posso andarci come ospite, ma non andrei mai a fare il giudice. Me lo chiesero, rifiutai».

Milano, 13 novembre. X-Factor 2014. “X-Factor Arena”. Morgan sceglie per gli Spritz for five Il giuoco del cavallo a dondolo, pezzo strepitoso per lo più sconosciuto di Roberto De Simone. Per farla breve, la scelta si rivela perdente e il gruppo va al ballottaggio, fra l’altro con un altro gruppo di Morgan. Il cantautore si indispettisce fino a che, al momento del voto, si alza e se ne va pronunciando queste parole: (http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/11/14/x-factor-vanno-fuori-spritz-for-five-morgan-basta-me-ne-vado-dal-programma/311878/ ) «Quello che sto dicendo è puramente arbitrario, cioè è aleatorio (è come se tirassi un dado). Elimino gli Spritz for five, però lascio X-Factor per sempre, arrivederci. Credo di non entrarci nulla più con – diciamo – le derive che ha preso questa trasmissione. Vi ringrazio, è stato bello».

Il punto, però, è che X-Factor è stato sempre così: una gara di karaoke in cui è bandita qualunque tipo di autorialità strutturale della canzone (ciò che ti rende cantautore, che ti rende Morgan) perché la tv e un certo tipo di musica che con essa va d’accordo sono il tempio dell’icona, del pop. L’autorialità c’è (e ad altissimi livelli) ma per ciò che riguarda lo show. Le canzoni originali, irregolari, non vanno bene lì, non sono d’impatto, non sono riconosciute e riconoscibili. Punto.

Se X-Factor questo è, Morgan doveva pensarci prima, come fece Bersani. «Bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà», cantava Guccini. Nel nostro caso, aggiungo io, nemmeno dopo aver sfruttato per bene e in maniera furbetta la popolarità di un programma del tutto diverso da ciò che ti ha reso quel grande artista che sei: l’enorme capacità d’autore di scrivere e cantarti le tue canzoni, originali, irregolari.